Una moglie infedele

Caro Saverio, stasera voglio parlarti come ad un amico.
Ho un problema che mi assilla da tanto tempo. Mi viene difficile dirlo, ma ho bisogno di un orecchio confidente e neutrale che possa ascoltarmi. Capisco che è molto difficile avere delle risposte, dei consigli, un conforto, ma è troppo grande il bisogno di parlarne. Non posso tenere ancora questo segreto dentro di me senza la possibilità di confidarmi con qualcuno.
Perché ho scelto te? Non lo so. Forse perché non mi conosci? Forse perché mi ispiri fiducia? D’altronde neppure io ti conosco. Ho letto soltanto qualche tuo articolo sul Sito (che ho incontrato per caso: ma esiste il caso?) ed ho trovato che sai parlare francamente anche di argomenti difficili (che riguardano la fede, per lo più) e soprattutto non sei scontato nelle tue affermazioni, ma cerchi la Verità oltre le apparenze e questo tuo modo di parlare suscita sentimenti di confidenzialità. Dovrei parlare ad un prete, penserai, ma riesco a confidarmi con te proprio perché non sei un prete e dunque penso che potrai capirmi ancora meglio.
È ormai da dieci anni che tradisco mio marito.
Dieci lunghi anni, tra distacchi e riprese, tra sensi di colpa e ricadute; emozioni intense e depressioni opprimenti. E poi sotterfugi, bugie, rapporti rubati a giornate lunghe e noiose; confronti improbabili e ricerca di un equilibrio che non raggiungo mai…
Solo chi ha provato può capire.
Dieci anni con lo stesso amante. Siamo diventati grandi insieme. Avevo 30 anni io e 39 lui, quando abbiamo cominciato e adesso io vado per i 40 e lui è alle soglie dei 50. Perché non siamo stati insieme? Perché non siamo diventati “coppia” convivente? La bugia che ho sempre detto a me stessa è la vigliaccheria di non sapere lasciare la famiglia con i miei due figli; la verità nuda e cruda (mi brucia ammetterlo!) è che anche lui è sposato e al di là delle sue promesse di lasciare tutto e andarsene via con me, io rappresento solo un passatempo, una variante alla routine coniugale, la valvola di sfogo della sua passione tutte le volte che lui lo desidera (praticamente sempre) mentre io ho oramai ridotto al lumicino i rapporti intimi con mio marito.
Cento volte ho detto basta appellandomi al dovere di fedeltà che ho promesso il giorno del mio matrimonio e alla mia educazione religiosa che nonostante tutto mi tiene legata ad un barlume di fede; ma altrettante volte mi sono sentita sola e smarrita ed ho risposto di sì agli appuntamenti che il mio amante ha continuato a propormi, ritrovandomi punto e a capo.
La settimana scorsa abbiamo litigato per l’ennesima volta e “ci siamo lasciati”. Durerà qualche giorno ancora e poi comincerò a sentire la sua mancanza, quell’ebbrezza di trasgressività che mi dà una sensazione di piacevole sofferenza, quella sensazione meravigliosa di essere desiderata, di essere ancora capace di conquistare, di suscitare desiderio, di essere importante. Non mi manca il contatto fisico, per niente, anche perché nei nostri incontri a guadagnarci è sempre lui. Lui rimane sempre appagato, e totalmente; io mi devo accontentare di qualche bacio, qualche carezza, perché non c‘è mai abbastanza tempo, i luoghi degli incontri non sono adatti (restiamo per lo più in macchina) e così semmai avessi io desiderio, questo rimane sempre inappagato. Comunque oramai sono abituata. Poi lui chiamerà al mio cellulare, io chiuderò due tre volte (ma solo per ripicca perché quegli squilli li attendo con ansia) e alla fine risponderò, sentirò le sue scuse, il suo implorarmi a non mollarlo, quanto gli sono mancata, che questa volta prenderemo decisioni importanti… Tutte bugie, lo so. Ma per me è vita, vita che torna a fluire nella mio stanco incedere quotidiano.
È amore il mio? Non lo so. Non so più cosa significhi questa parola. Mi accontento delle briciole.
Grazie per la pazienza di avermi ascoltata.

Una moglie infedele

Che rispondere ad una lettera come questa? Una confessione così lucida, triste, rassegnata?
Di fatto ho risposto, privatamente, e con questa donna abbiamo cominciato un percorso di guarigione interiore, spirituale direi. Per adesso lei ha acconsentito che io pubblicassi solamente la sua lettera, più in là può darsi che mi permetta di condividere anche il resto delle nostre conversazioni. Speriamo, perché i problemi che lei sta vivendo sono più o meno comuni a molte coppie e sarebbe bello condividerle amichevolmente, come noi stiamo facendo. Se avete voglia mandateci un vostro commento oppure, se vi va, inviateci la vostra esperienza di coppia, può darsi che qualcuno possa ritrovarcisi e scoprire soluzioni ai propri problemi.
Saverio Schirò

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