Un sogno

Questa notte ho sognato di trovarmi al giudizio universale, c’era tanta gente: mia moglie, mia madre, che era già morta, un mio carissimo amico e tanti altri.
Un ascensore collegava col paradiso.
Ad uno ad uno sentivo chiamare per nome e rispondere:”Eccomi Signore”, e ognuno si apprestava a salire nell’ascensore. Anche mia moglie fu chiamata, e via via anche mia madre e il mio amico.
Aspettavo il mio turno certo di essere chiamato anch’io: sono sempre stato un uomo di fede, dicevo tra me arriverà il mio turno.
Rimasto solo un senso d’ansia mi assaliva al cuore.
All’improvviso mi sentii chiamare: “Giuseppe”.
Pieno di gioia salii nell’ascensore.
Le porte si chiusero e cominciai a salire, poco dopo si fermò.
Ma ad un tratto l’ascensore si bloccò, improvvisamente l’abitacolo divenne stretto e angusto: mannaggia ed io che soffro di claustrofobia!
Mi mancava il respiro, sudavo e l’ansia mi attanagliava la gola, stavo male sarei dovuto uscire di corsa ma una voce mi avvertì:
“Questo è l’inferno, rimmarrai qui per tutta l’eternità”
Non mille anni, che già sono tantissimi, per l’eternità!
Mi svegliai di soprassalto e in quell’istante mi dissi: “basta” avrei cambiato vita, per nulla al mondo avrei messo in pericolo la mia salvezza. Adesso era tutto chiaro, avevo capito: per guadagnarsi il paradiso, non basta certo la fede, ci vuole di più, ci vuole l’amore.

Giuseppe Mancuso

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