Chi erano i pubblicani

La_Vocazione_di_San_Matteo_(part._1)Leggendo i Vangeli si capisce immediatamente che verso la categoria dei pubblicani il popolo, e non solo, mostra un disprezzo tutto particolare. Vengono considerati peccatori “pubblici” e odiati come traditori del popolo di Israele. Ma chi erano questi pubblicani?
Semplicemente degli esattori delle tasse. Tant’è che nel Vangelo il termine greco che li designa è“teloni” che significa proprio esattori, la traduzione latina li ha riportati come pubblicani (ma i pubblicani a Roma, in realtà, erano degli appaltatori in generale e non esattori di tasse).
Certamente a nessuno fa simpatia chi riscuote le tasse, ma qui il peggio è che i teloni – pubblicanierano giudei e riscuotevano le tasse a nome e per conto dei dominatori romani. Non c’era di peggio, o forse sì. Vediamo come funzionava a quei tempi la politica imperiale romana.
Roma era diventata potentissima e dominava su tantissimi stati e regni fino al Medio Oriente e oltre. Certamente non poteva governare ogni regione personalmente per cui aveva adottato una politica vincente: lasciava una certa libertà religiosa (così aveva i sacerdoti dalla propria parte) e poneva al governo della regione il regnante di diritto (che comunque doveva rendere conto dell’amministrazione all’imperatore romano). Esigeva, però, tutta una serie di tasse: sui terreni, sulle persone, sul sale, sul commercio, sulla casa e su tutto ciò che era possibile tassare. E poi pedaggi, dazi, gabelle e dogane e altre odiose imposte. Il Vangelo ne cita diverse.
In più dovevano fornire uomini nelle campagne di guerre che Roma intraprendeva per espandere i propri domini.Questa opera di riscossione veniva affidata in appalto a privati locali gli “architeloni” detti nel Vangelo capi dei Pubblicani (Zaccheo per esempio). Questi ricevevano un compenso forfettario e poi erano abbastanza liberi di gestire la riscossione traendo da questa il surplus per il loro compenso. In realtà questi architeloni non riscuotevano di persona ma subappaltavano il compito agli esattori semplici, appunto i pubblicani (come Matteo-Levi). Pare che a Cafarnao, al tempo di Gesù, i gabellieri avessero costituito una piccola associazione che riscuoteva perfino una tassa sulla pesca locale. Era chiaro a tutti che queste persone finivano per diventare affariste e spietate perché facevano e sfacevano a loro piacimento e per questo erano considerate ladre come dei sanguisuga e traditrici come la feccia dell’umanità.
Tenendo a mente questo contesto sociale si capisce con più chiarezza il Vangelo, ogni gesto e parola di Gesù e la reazione dei presenti, popolo, scribi, aristocratici e sacerdoti: così l’autoinvito di Gesù presso Zaccheo, architelone di Gerico (Luca 19,1-10); l’atteggiamento di accoglienza e misericordia verso i pubblicani (Luca 18, 9-18); la condivisione dei pasti con loro, fino addirittura alla chiamata all’apostolato di uno di essi, appunto Matteo di Cafarnao (Mt 9,9-13).

Saverio Schirò

Bibliografia:
AG e P. GRELOT ED., Introduzione al nuovo testamento. Agli inizi dell’era cristiana,  Città di Castello, 1980;
E.E. VARDIMAN, La grande svolta. La Giudea tra ellenismo e primo cristianesimo, Milano 1987.

1 COMMENTO

  1. Anche questo articolo è molto interessante; ma se posso permettermi un commento sincero: secondo me, ogni tanto vi fate prendere la mano dall’esaltazione del passato (“sanguisuga” o “feccia dell’umanita”); comunuqe, ricostruzioni storiche molto interessanti ed affascinanti. Complimenti.

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