Il primo incontro con mia moglie

Il 20 novembre del 1976 era di sabato. Avevo 17 anni e frequantavo il 4° anno del liceo scientifico “Cannizzaro”. Alle 4 del pomeriggio avevo un appuntamento con una ragazzina di 13 anni che avevo conosciuto il sabato precedente a casa mia in una festa. Serafina, ma lei allora, si faceva chiamare Ina.
Quel sabato 13 novembre era venuta alla festa a casa mia insieme ad una compagna di classe, Candida e ad un ragazzo che era stato il suo fidanzato per qualche mese in estate. Ina frequantava la terza media dell’allora 40esima.
Quando la vidi, confesso che non mi fece una particolare impressione. Aveva i capelli mediamente lunghi, due occhioni celesti che spiccavano nel suo volto pallido ed era appena rotondetta come le ragazzine che si erano da poco sviluppate. Ballammo più volte quel pomeriggio ma non ricordo cosa ci siamo detti. Suppongo nulla di memorabile. Naturalmente le informazioni essenziali sì.
Dopo circa un’ora andarono via senza intenzioni di rivederci in seguito. Alla fine della festa, in serata, parlai di lei coi miei fratelli, evidentemente qualcosa mi aveva lasciato dentro. Loro in verità pensavano che parlassi di Candida. Candida invece era piaciuta al mio amico del cuore, Giuseppe Di Fatta, che mi propose di accompagnarlo lunedì pomeriggio a scuola per rivederla.
Gli dissi ok, e sapevo che era probabile che avrei rivisto Ina.
Come seppi molto tempo dopo, Ina lunedì aveva comunicato alla sua migliore amica, Mimma Bondì, di avere conosciuto un ragazzo che le era piaciuto molto. Non sapeva se mi avrebbe rivisto, ma lo sperava. E così avvenne. Lunedì, insieme a Giuseppe mi recai a scuola all’uscita, nel pomeriggio alle 5. Così la rividi e l’accompagnai a casa, a pochi isolati dalla scuola. Non ricordo cosa ci dissimo, ma il giorno dopo ero di nuovo ad attenderla, ma notando il padre che era venuto a prendeva, mi mantenni a distanza. Ci rivedemmo ancora mercoledì, giovedì e poi venerdì. Ormai si capiva che c’era interesse da parte di entrambi. Lei mi invitò ad accompagnarla ad una festa il sabato pomeriggio. Ed io accettai.
Era al primo piano di una casa in via Rocco Jemma, di fronte alla scuola Rosolino Pilo. Ballammo qualche pezzo lento, poi mentre passavano la canzone di Andrea e Nicole, “La prima volta”, e noi ballavamo stretti stretti, le dissi la frase che avevo preparato e che lei già conosceva: “Mi vuoi bene?” Guardandomi negli occhi mi rispose “sì” e ci baciammo per la prima volta. Uno sgorbio di bacio, ma fu sufficiente per sentirci fidanzati.
Dopo quasi nove anni, il primo settembre del 1985 ci sposammo nella chiesa “S. Tarcisio”.

Saverio Schirò

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