Presentazione di Gesù al tempio

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«PORTARONO IL BAMBINO PER PRESENTARLO AL SIGNORE»
(Ml 3,1-4; Salmo 23; Eb 2,14-18; Lc 2,22-40)

            Questo episodio, molto intenso e delicato, proprio del vangelo di Luca, ci riporta nel clima natalilizio, perchè si verifica 40 giorni dopola nascita del Bambino. Sebbene i genitori non fossero tenuti ad andare al Tempio, Maria e Giuseppe invece lo fanno per portare a pieno compimento di tutto quello che il Signore aveva detto nella sua legge. Questo aspetto particolare è infatti espressamente ripetuto molte volte in pochi versetti, per sottolineare che tutto quello che viene compiuto, avviene in sintonia con la parola del Signore. Maria e Giuseppe vengono presentati come persone che hanno messo la loro intera esistenza a servizio della legge del Signore e ne fanno la norma naturale di tutte le loro azioni. Maria è la donna visitata dallo Spirito Santo e Giuseppe è definito uomo giusto, uomo che vive secondo la legge del Signore. Così entrambi gli sposi vanno a Gerusalemme, nel luogo santo, per presentare il loro Bambino al Signore. Si tratta di un gesto molto significativo, che ci invita a vedere in ogni bambino/a un dono di Dio, che viene affidato ai genitori, perchè lo aiutino a scoprire la sua personale vocazione e lo educhino a saperla riconoscere per poi accettarla e cominciare a realizzarla.

            I genitori, che salivano al Tempio per compiere questa prescrizione della legge, di solito facevano l’offerta di un agnello o di un paiodi tortore, secondo la loro condizione economica. L’offerta di Maria e Giuseppe ci dice che essi sono poveri e vivono del lavoro quotidiano, e quindi Gesù è cresciuto in una famiglia semplice, dove ha imparato il duro mestiere del vivere, ma ha anche come servire il Signore in ogni situazione della propria vita, lasciandosi guidare dalla sua parola. L’ha imparato così bene, seguendo l’esempio dei suoi genitori, che un giorno dirà ai suoi discepoli che suo cibo è fare la volontà del Padre suo. La venuta di Gesù al tempio, tuttavia costituisce anche un evento più grande, tanto che i nostri fratelli d’Oriente hanno chiamato questa festa “Ipapantè”, che significa “Incontro”. Con questo gesto si realizza l’incontro di Dio con il suo popolo, che Egli viene a visitare e a ricolmare della sua luce, una luce che solo i puri di cuore riescono a vedere, ed infatti nel tempio del Signore solo due persone riconoscono bambino portato da Maria. Essi sono due anziani, Simeone e Anna, che rappresentano tutte le generazioni di autentici fedeli che hanno atteso il Messia annunciato dai profeti.

            Vogliamo fermarci un momento per guardare da vicino queste persone speciali, che hanno fatto di Dio e del suo Messia lo scopo unico della loro esistenza. Luca ce li presenta con dei tocchi di rara bellezza e profondità, consentendoci di entrare nel loro intimo. Quel che di loro viene detto riguarda appunto la loro interiorità, la loro capacità di lasciar trasparire la presenza di Dio che dimora in essi. Di Simeone ci viene detto che era «uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui». Credo che una descrizione di questo genere non ha bisogno di commenti. Simeone viene definito giusto e pio, cioè un uomo che non solo osserva la legge del Signore, ma che ha fatto del Signore la ragione della sua esistenza. Egli vive per Dio e di Dio. Inoltre è un uomo di fede grande, che non si è stancato di aspettare la Consolazione d’Israele, cioè l’adempimento della promessa che Dio ha fatto al suo popolo. Questa parola è bellissima, perchè in Simeone ci fa vedere non un uomo rivolto al passato, ma un uomo proteso verso il futuro, un uomo che guarda in avanti, pronto a cogliere le sorprese di Dio.
presentazione Gesù

            Simeone inoltre è un uomo che ha familiarità con lo Spirito Santo di Dio, ed ha reso il suo orecchio attento e capace di riconoscere la sua voce, dalla quale si lascia guidare in ogni suo passo. Quel mattino egli si reca al Tempio e subito riconosce in quel Bambino l’atteso dei secoli e degli uomini e gli si fa incontro per accoglierlo con parole di luce, benedicendo Dio che ha portato al colmo la sua gioia, consentendogli di vedere con i suoi occhi “la luce venuta per illuminare le genti e la gloria di Dio che sta risplendendo sul suo popolo”.  La sua gioia è straripante, perchè  questa visione del bambino gli fa intravedere l’incontro faccia a faccia con Dio, che lo accoglierà nella sua pace. Ma Simeone ha un altri due messaggi da consegnare, uno che riguarda il Bambino, l’altro che riguarda la Madre.  Del Bambino viene detto che egli è posto come punto di riferimento per ogni uomo, perchè dal rapporto con Lui ogni uomo viene ad acquistare il suo vero valore. Egli è segno di contraddizione, verrà a dividere gli uomini, mettendo alla luce i segreti del loro cuore, cioè la loro vera dimensione di fronte a Dio. Accettare Lui o rifiutarlo è la scelta fondamentale per ogni persona, perchè Egli è dato come termine di paragone per l’uomo. Alla madre viene profetizzata una spada che trafiggerà la sua anima.

            L’altra persona rappresentante dell’Israele fedele a Dio è Anna, una donna, che in gioventù è stata sposata per sette anni (numero della pienezza), e poi, rimasta vedova,  ha consacrato la sua vita al servizio di Dio, notte e giorno. Adesso, giunta all’età di 84 anni (7 x 12, numero del popolo di Dio) ha ancora la freschezza e la sensibilità spirituale di chi vive a contatto con Dio, tanto da riconoscere subito chi è quel Bambino, che agli occhi di tutti non ha nulla di particolare rispetto ad ogni altro bambino. Anche lei non riesce a fermare la forza dello Spirito che la spinge e “comincia a lodare Dio e a parlare del bambino a tutti quelli che attendevano la redenzione d’Israele”.  Il brano chiude orientando il nostro sguardo verso il Bambino, che continua il suo cammino di crescita integrale, fisica, psichica, morale e spirituale, con particolare riferimento all’amore di Dio che lo abitava.

            Don Giuseppe Licciardi (p. Pino)

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Padre Pino
Padre Pino
Don Giuseppe Licciardi, sacerdote della diocesi di Monreale innamorato di Cristo e della sua Parola.

1 COMMENTO

  1. …oggi il mio pensiero và a tutti coloro che rappresentano la vita “consacrata” cioè a tutti coloro che ogni giorno con la loro vita e il loro esempio rappresentano e “sono testimonianza dell’amore e della misericordia di Dio”…come ha detto oggi il nostro Papa, LA VITA CONSACRATA è UN DONO DI DIO E OGNI PERSONA CONSACRATA E’ UN DONO PER IL POPOLO DI DIO IN CAMMINO”

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