Peccati o trasgressioni?

Peccato e trasgressione sono due concetti che troppo spesso vengono confusi, anche a livello della morale cristiana che ha dato troppo peso alla trasgressione condannando talvolta il cristiano a pesanti sensi di colpa non sempre giustificati.
La trasgressione è un atto concreto di un individuo, mentre il peccato è una realtà molto più profonda che supera l’ambito personale. Perché l’uomo sia considerato peccatore deve avere spezzato il legame con Dio. Ora, non sempre l’operare trasgressioni di per se stesso produce questo allontanamento.

Anche la sacra Scrittura fa una chiara distinzione tra trasgressione (parabasis) e peccato (amartìa). Il peccato viene considerato come la condizione esistenziale in cui si vive in assenza di Dio mentre l’idea di trasgressione è associata al disattendere un precetto. Certamente la trasgressione può essere una conseguenza dell’allontanamento da Dio, ma non sempre questo è vero.

senso di colpaIl cristianesimo, forse con eccessivo zelo, ha alimentato l’aspirazione ad un perfezionismo ispirato dall’idea della trasgressione, condizionando i credenti con una infinità di norme e proibizioni che li hanno gettati nelle angustie.

In questo modo è l’uomo a girare intorno alla Legge, mentre è chiarissimo l’ideale di Gesù che sostiene che la legge è fatta per l’uomo e non viceversa (Mc 2, 27). Allora non si è cristiani migliori se si commettono meno infrazioni, ma tanto quanto si è vicini a Dio, magari con tutto il fardello di trasgressioni.

L’uomo può essere trasgressore senza che per questo debba necessariamente essere considerato peccatore.

La prassi pastorale della chiesa non sempre ha permesso che si stabilisse una giusta distinzione tra peccato e trasgressione. Pensate alla confessione: il sacerdote può constatare che il penitente ha violato una serie di precetti nei quali si suppone che sia riflessa la volontà divina. Ma questo comporta che essi siano distaccati da Dio? Nessuno è in grado di entrare dentro una sfera tanto intima e personale. Certamente la trasgressione può essere segno della forza del peccato, ma non è una equazione sempre valida. Un credente potrebbe essere un trasgressore recidivo senza per questo essere necessariamente un peccatore, cioè lontano da Dio.

Quando ero adolescente trasgredivo continuamente il cosiddetto “sesto comandamento”, che secondo il sentire di quegli anni qualificava ogni gesto che aveva anche un vago sentore di erotico. Ebbene, è proprio in quel periodo che la ricerca di una vita spirituale e di relazione con Dio era vissuto con grande attenzione e anelito. Confessioni frequentissime per non perdere mai il contatto con la fede e trasgressioni altrettanto ripetute.
Non ogni trasgressione, dunque, allontana dall’amore di Dio e per Dio.

Lo stesso Gesù che non tollera minimamente il peccato, inteso come atteggiamenti oppostigesù accoglie all’amore di Dio, si mostra estremamente amorevole e comprensivo verso i trasgressori: anche per quelli che venivano, e tuttora vengono considerati peccati gravi o mortali. Vedi gli atteggiamenti nei riguardi dell’adultera, la peccatrice di Betania, il pubblicano che si autoaccusa.

Questo impone che venga ridisegnata la morale cristiana distinguendo chiaramente tra la miseria umana che ci rende fragili e sempre inclini alla trasgressione e la forza negativa del peccato che alberga nel mondo e in maniera misteriosa ci induce ad allontanarci dal Signore.
Inoltre, le leggi che ci vengono proposte, e talvolta imposte, da una forma di cristianesimo troppo spesso radicato nella dimensione di punizione e ricompensa, sono comunque dettate da esigenze culturali e spesso tendono a cambiare con i tempi: una donna che mostrava le caviglie, un secolo e mezzo fa avrebbe gridato allo scandalo (peccato contro il pudore). Oggi nessuno si sentirebbe in colpa a vestire una minigonna (a patto che abbia belle gambe!).
Certo si va da un eccesso ad un altro, ma questo fa capire l’inculturazione della legge, anche quella divina che in ogni caso è mediata da uomini.

Se in questo cammino insieme e verso il Signore si incorre in trasgressioni di varia natura, dunque, è giusto porvi rimedio per quanto è possibile ma non bisogna assolutamente lasciarsi schiacciare dai sensi di colpa, perché spesso si finisce per odiare se stessi e non le nostre debolezze. E quando ci si sente sconfitti e incapaci a vincere questa tendenza negativa, non abbattetevi per nessun motivo: riconoscete le vostre colpe e chiedete misericordia al Signore e come il pubblicano tornerete a casa giustificati.
Per vincere la forza del peccato, quello vero, la strada è quella dell’amore: se ami puoi fare quello che vuoi. A patto che sia amore autentico, però!

Saverio Schirò

LASCIA UN COMMENTO

Per Favore scrivi il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome