Il mio amico Massimo

15 maggio 2015. Mercoledì il martoriato corpo di Massimo farà il suo ultimo viaggio terreno: andrà a Messina per essere cremato seguendo le sue volontà.
Il suo viaggio però è iniziato tanto tempo fa, viaggio pieno di ostacoli miserie e torture, sì, proprio torture causate da una brutta malattia da tutti condivisa ma da pochi compresa. Malattia che ne ha corroso il corpo ma non la mente, anzi la mente gliel’ha aperta e gli ha fatto conoscere la vera sostanza della vita. Certo, con qualche dolore e tante incomprensioni. Gli ha fatto vedere quanto piccolo sia l’essere umano davanti a un incomprensibile disegno divino. Gli ha fatto prima odiare, poi amare gli uomini che lo circondavano, sì, ci amava soprattutto per i grandi sforzi che facevamo per fargli compiacere la nostra vicinanza. Ma si sa come vanno le cose, piano piano le lunghe malattie logorano tutti e lentamente si sono allontanati un po’ tutti, e anche lui ha contribuito attivamente all’allontanamento di qualcuno: ma chi doveva rimanere è rimasto.

Massimo Bisconti2Adesso, Massimo si trova in cammino verso un posto ai più sconosciuto, dove qualcuno lo aspetterà davanti a un qualche cancello e, come il figlio prodigo, sarà accolto a braccia aperte e si farà festa. Lui ci guarderà compiaciuto dei nostri sforzi per essere buoni, tutti consapevoli che in breve tempo torneremo alle nostre piccole cose, con l’animo sereno di aver fatto del nostro meglio nel tentativo di lenirgli qualche dolore o amarezza.
Molti, tanti, penseranno che la malattia gli abbia fatto perdere la fede, ma si sbagliano, non è così! Massimo non credeva più negli uomini che fanno la chiesa e, come dargli torto.
Con la sua scomparsa ho perso una persona con la quale avevo instaurato un rapporto franco e sincero, basato sul reciproco rispetto delle proprie contraddizioni e, parafrasando un suo pensiero, “ho solo il rammarico di non averti conosciuto prima”.
Mi mancheranno le lunghe chiacchierate e i lunghi sguardi complici che riempivano i nostri incontri.
Mi mancheranno le riflessioni alle quali mi costringeva, e le confidenze di un uomo solo abbandonato ad una malattia che non ha minimamente scalfito la sua voglia di vivere.
Ciao Massimo, sono certo che è un arrivederci, che quando finirò il mio tempo ci rivedremo e avremo ancora tante cose sulle quali discutere.

Vito

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