Matrimonio e indissolubilità. Qualcosa da rivedere

In un’epoca come la nostra, dove la corsa sfrenata della civilizzazione sta sovvertendo ogni ordine precostituito, parlare di indissolubilità del matrimonio sembra completamente fuori moda.

Tuttavia queste voci legate ad un modello morale tradizionale resistono tenacemente nel cuore delle Istituzioni ecclesiastiche che si rifiutano di indietreggiare di un millimetro. Questo atteggiamento così radicale e intransigente, ha finito per condizionare fortemente la coscienza di molte persone che volenti o nolenti si ritrovano ad affrontare questo enorme dilemma. Vuoi, per essere coinvolte trasversalmente tramite amici e parenti che ricorrono all’istituto del divorzio, vuoi perché loro stessi vivono in prima persona questo dramma interiore. Come uscirne? Quale soluzione prospettare alle tantissime testimonianze ed esperienze di lacerante separazione tra una fede che si vorrebbe vivere pienamente ed una porta che si trova sbarrata quando il rapporto che ci legava al nostro coniuge si è irrimediabilmente rotto?

matrimonio-e-amore-300x154Il matrimonio cristiano è e deve essere fondato sull’amore, la forza più prorompente che nostro Signore ha infuso nell’uomo. Se fosse sempre così, non avrebbe alcun senso parlare di divorzio. In realtà è sotto gli occhi di tutti che troppo spesso all’interno della coppia l’amore viene offuscato e perfino spento da altri interessi egoistici. Se l’egoismo entra nella vita dei coniugi, si capisce che il vincolo matrimoniale per essi perde tutto il suo significato.
La tradizione ecclesiastica li obbliga, anche in questi casi, a rimanere uniti. Ma sussiste in tali circostanze un vero matrimonio? Ci può essere matrimonio dove non c’è amore? Questo è il vero problema. Questo è il punto decisivo da studiare senza pregiudizi, anche alla luce del Vangelo, per trarre le giuste conclusioni e che risolverebbero tutte quelle situazioni che procurano tanti disagi e sofferenze nel cuore degli uomini.

Certamente la legislazione ecclesiastica deve dare le sue direttive che indirizzano verso la condanna dell’istituto del divorzio come scorciatoia e facile via di fuga in coppie in crisi. Ma la carità e la misericordia devono stare alla base di ogni giudizio e considerazione oltrepassando e sconvolgendo la stessa legge, laddove fosse necessario.
Lo ha fatto tantissime volte lo stesso Gesù, quando si trattava di recuperare l’uomo, fosse anche considerato il peggior peccatore. Ora non si capisce questa sorta di accanimento legislativo che la chiesa istituzionale applica nei confronti di tutti coloro che si trovano ad affrontare questa difficoltà.

Se il matrimonio è fondato sull’amore, quando due persone pur vivendo insieme sono ben lontani dal vivere questo sentimento, come possiamo ancora parlare di matrimonio? Quando l’egoismo, mascherato sotto le più diverse forme si impossessa dei due coniugi, il divorzio non scioglie il matrimonio, si limita a dichiarare giuridicamente nullo un legame matrimoniale che in realtà non esiste più.
A livello teorico, il matrimonio così come è stato concepito e inteso dalla riflessione cristiana, è l’espressionematrimonio-in-crisi-300x199 perfetta e incarnata dell’amore e per questo è davvero indissolubile ed è giusto che questa sia la regola ordinaria. Tuttavia questa meravigliosa istituzione divina si incarna nella imperfetta realtà umana offuscata dal peccato ed è con questa realtà che bisogna fare i conti.

Dal piano di Dio sulla creazione come dovrebbe essere a come in realtà si realizza, ce ne passa e non si capisce perché a pagarne le conseguenze debbano essere solo e principalmente le coppie che hanno cessato di amarsi e sono state costrette a separarsi. Sì, perché tante volte si è costretti alla separazione come male minore e la stessa legge ecclesiastica prevede questo passo in certe condizioni. Per tutti c’è una seconda possibilità, e una terza e una quattrocento novantesima (settanta volte sette!), tranne che per i divorziati che hanno avuto la gioia di trovare un nuovo (a volte un vero) amore. Qualcosa non mi sembra in linea col Vangelo.
Bisogna aggiungere che il matrimonio, che è anche una sorta di contratto a due, può fallire per colpa di uno o dell’altro coniuge e non si capisce per quale motivo il coniuge innocente è obbligato a sopportare un tormento continuo (talvolta anche fisico) dal coniuge che gli nega palesemente l’amore di cui avrebbe diritto in virtù del vincolo matrimoniale. O peggio, quando uno dei coniugi viene letteralmente e irrimediabilmente abbandonato.
Per quale motivo logico, divino, legislativo deve subire una pena di cui non ha alcuna colpa? Una pena terribile: la solitudine e la proibizione di riamare qualcuno!

papa francescoIl papa pare abbia preso a cuore questa problematica e speriamo che possa essere riveduto l’istituto matrimoniale e tutta la morale familiare ad essa connessa. Speriamo che riescano a cambiare le prospettive insistendo più sull’amore e un po’ meno sul formalismo giuridico.
I tempi della nostra amata Chiesa sono, però, notoriamente lentissimi e c’è da supporre che i cambiamenti avverranno sicuramente, ma chissà quando e per questo a tutti coloro che oggi si trovano a dover sopportare un simile dilemma, voglio ricordare che alla fin fine solo il nostro cuore e la nostra coscienza ci giudicheranno. Liberatevi dai sensi di colpa e affrontate con coraggio la verità della vostra vita: se con una coscienza formata in Gesù cristo vi sentite nella giustizia, allora senza paura vivete pienamente la vostra fede (anche sacramentalmente). I farisei non sbagliavano perché la legge era sbagliata, erano ripresi e rimproverati da Gesù per il modo in cui volevano applicarla agli altri.
Oggi è più o meno lo stesso.

Saverio Schirò

                              

8 COMMENTI

  1. Buongiorno,

    leggo ora il suo articolo e da discreto cristiano (assolutamente NON cattolico) confermo che Il Salvatore Gesù parlò dell’indissolubilità del matrimonio in Matteo 19:4-6, tuttavia, sempre in Matteo 19:9, disse: Io vi dico che chiunque divorzia da sua moglie, se non a causa di fornicazione e ne sposa un’altra commette adulterio”. Quindi, il fondatore del cristianesimo disse esplicitamente che esiste un moitivo per sciogliere il legame matrimoniale, L’ADULTERIO. Il coniuge innocente, in questo caso può decidere se proseguire con l’unione e perdonare il traditore oppure DIVORZIARE. Se divorziasse sarebbe legittimato anche agli occhi di Dio. Non esistono altri motivi che giustifichino lo scioglimento del legame matrimoniale se non la morte dei coniugi o l’adulterio. Qualora ci fossero altri problemi dorebbero essere risolti con l’impegno dei coniugi a trovare una soluzione, al dialogo ad accrescere l’amore reciproco e pregando di ricevere aiuto e sapienza per affrontare queste gravi situazioni. Questa si chiama FEDE.
    Pretendere, come fa la gerarchia cattolica, di insistere sull’indissolubilità del matrimonio in QUALSIASI CIRCOSTANZA, contrariamente all’opinione del nostro Signore, significa apostasia dalla fede, mettersi sul trono di Dio e pontificare opinioni personali senza alcun riguardo per le sacre scritture.
    Metitate sulle scritture e non sulle tradizioni e le parole degli uomini che già erano condannate da Gesù ai suoi tempi.

    Mario Rossi

  2. Signor Saverio Schiro’, il Signore forse ha sbagliato quando ha detto : L’UOMO NON SEPARI CIÒ CHE DIO HA UNITO?
    Io non riesco a capire tutte queste nuove ideologie che creano confusione nella Chiesa…..Capisco che a tanti fa comodo che le cose cambino, farebbe comodo anche a me, a volte…. Ma secondo me, il problema reale credo sia, che noi dobbiamo cercare di capire e crescere nella fede. Abbiamo bisogno di imparare alla scuola del Signore. Dio vuole il nostro bene e ci dà leggi o regole, (chiamiamole come vogliamo) x il nostro vero bene.
    Noi, invece e spesso, non sappiamo quale sia il nostro vero bene, e siamo mossi solo dai nostri istinti superficiali, anche se nobili. Ma sono in sintonia con il volere di Dio?
    A me personalmente, interessa il volere di Dio su di me, il resto lo metterei in secondo piano.

    • Carissima Maria, accolgo la tua opinione che rispetto profondamente: abbiamo tutti bisogno di crescere nella fede. Ora il problema che qui si è posto è il significato del sacramento e se davvero questo è stato voluto in questo modo dal Signore. Su questo nutro molti dubbi. Penso che siano consuetudini dettate da esigenze legate alla cultura. Lo stesso avveniva ai tempi dell’Antico Testamento e sebbene fossero “leggi” credute come Parola di Dio, poi sono state screditate da Gesù stesso.
      Le società cambiano, carissima Maria, ma la chiesa (e giustamente) avanza col passo lento, ma se questo causa sofferenza nelle persone, beh, allora metterei loro al primo posto e né la chiesa e neppure le leggi. E francamente, immagino che Gesù avrebbe fatto lo stesso. Almeno così mi è parso leggendo i Vangeli.

  3. Io penso che questo sacramento quando una persona divorzia dovrebbe essere riconosciuto dalla chiesa e non sentirsi sempre vincolato anche se non ce più amore e far soffrire dì più una persona che non vuole essere piu legato alla persona che ha sposato bisogna cambiare questa cosa

  4. Buona sera, mi sono lasciata con mio marito qualche anno fà, non ero amata, subivo offese e umiliazioni e tra noi mancava tutto, ma proprio tutto.
    Nel contempo frequentavo un cammino neocatecumenale i quali erano contrari alla mia volontà di cessare questo matrimonio.
    Con sofferenza ho chiuso la mia vita matrimoniale e ho lasciato il cammino intrapreso, poichè mi sentivo non capita e obbligata a salvare un matrimonio nel quale mancava amore, rispetto, insomma tutto quello che ci si promette nella celebrazione del matrimonio, d’innanzi a Dio.
    Oggi frequento un uomo molto credente e fedele,e stiamo rinunciando ad una storia d’amore a causa del mio stato di separata.
    Tutto questo mi fà molto male , avverto di essere punita ingiustamente.
    Non solo la delusione e l’amarezza di un matrimonio fallito, ora si aggiunge il dolore alla rinuncia di una storia d’amore a causa del primo evento.

    • Cara Luana, posso solo intuire la condizione di sofferenza che stai vivendo per tante storie simili che ho ascoltato. Non ci sono risposte valide da offrire: per adesso la regola cristiana è questa e difficilmente potrà cambiare a breve termine. Posso solo consigliarti di non mollare il cammino di fede, accettata o meno dalle comunità che frequenterai. Tu vai avanti perché ti assicuro che il Signore mai ti volterà le spalle, anzi è particolarmente vicino a chi soffre. Anche a causa di un “presunto” peccato.
      Per la tua storia d’amore a cui hai dovuto rinunziare non fartene un cruccio: se lui è sposato, saresti causa di una dolorosa separazione. In ogni modo, la pace interiore, alla fine paga.

  5. Buonasera. Volevo chiedere un aiuto per la mia situazione religiosa. Ho 46 anni, all’età di 25 mi sono sposato e dopo un anno e mezzo ho preso la triste decisione di separarmi e successivamente di divorziare da mia moglie, col rito consensuale. Un paio d’anni dopo ho iniziato una convivenza con la mia attuale compagna, dalla quale sono nate due splendide bambine. Nel 2011 la mia ex moglie, con la quale comunque ero rimasto in buoni rapporti, purtroppo è deceduta. Da allora mi sono riavvicinato alla chiesa frequentando la messa tutte le domeniche. Chiedo se nella mia situazione posso sposare in chiesa la mia attuale compagna e quindi riprendere la vita cristiana partecipando ai sacramenti. E’ una cosa che mi sta molto a cuore. Spero che mi possiate aiutare e vi ringrazio anticipatamente per l’eventuale interessamento.

    • Caro Tommaso, secondo le norme vigenti del diritto canonico puoi tranquillamente sposarti in chiesa. Ovviamente se se avete le disposizioni morali necessarie e se davvero desiderate vivere pienamente il sacramento e la vita spirituale della nostra fede. Tanti auguri per la vostra vita.

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