Liturgia e canto

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“E cantando danzeranno, dolce è lodarlo”…
Quante volte abbiamo sentito queste parole!? Il canto è davvero un segno di gioia. Per questo Davide dice queste belle parole: “Lodate il Signore: è bello cantare al nostro Dio; dolce è lodarlo come a lui conviene”.
La dolcezza del canto intenerisce i cuori e addolcisce l’anima.
Lodare cantando significa amare il Signore per il quale si canta e infatti Sant’Agostino sostiene che chi canta prega due volte.
Nel corso dei secoli, imponendosi nella chiesa romana, il canto gregoriano ha preso il sopravvento divenendo il modo ufficiale di cantare nella liturgia. Insieme a questa modalità di canto si è imposto l’organo a canne come strumento da preferire a qualunque altro per l’accompagnamento del canto.
Nell’ultimo Concilio si è data più libertà di espressione alle diverse culture e si sono introdotti altri strumenti musicali nella liturgia, ma più che altro come concessione, dal momento che si è rivalutata la più piena partecipazione del popolo alla liturgia.
Ora però mi chiedo: questo modo “classico” di interpretare il canto, esprime effettivamente la sensibilità culturale dei nostri giorni? Col canto in genere si vogliono esprimere i sentimenti di una cultura e di un’epoca, e dunque dovrebbe essere così anche per i canti liturgici. Se col canto esprimo i miei sentimenti verso Dio, non è giusto farlo secondo la mia personale indole? E invece notiamo un certo irrigidimento delle persone durante le celebrazioni: non sono molti coloro che pregano cantando e non tutti riescono a lasciare libera la gestualità del corpo.
Se provo amore per una persona, allora mi viene naturale abbracciarla o baciarla; se gioisco per l’impresa di qualcuno a cui tengo, allora lo applaudo e mi agito per la felicità; esulto di gioia e sollevo le mie mani se una vittoria mi emoziona e faccio volentieri passi di danza se voglio esprimere gioia ed entusiasmo.
Siamo uomini e siamo fatti così ed è bellissimo essere spontanei.
Ebbene, se davanti al mio Dio non riesco ad esprimere alcun linguaggio corporeo forse il mio rapporto con Lui rimane composto per giusto timore, certe volte, è solo una sorta di timidezza.
Saverio Schirò

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Saverio Schirò
Amministratore del Sito. Appassionato di Spiritualità e Teologia

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