L’ira: vivere da arrabbiati

 

La bestia nera dell’ira circola tra noi… fuori e dentro di noi. Sarà perché viviamo di corsa stressati dal traffico, dal lavoro, dal goal mancato… ma come facciamo in fretta a “perdere le staffe”, a “incavolarci neri”. Scattiamo per un nulla. In modo esagerato, spropositato. È l’ira che da dentro fuoriesce riversandosi rovinosamente sulle nostre relazioni quotidiane: a casa, sul lavoro, allo stadio, per strada, in coda, in politica….
Per gli antichi l’ira era una «breve follia», una «momentanea demenza». In effetti, secondo Aristotele «adirarsi è facile, ne sono tutti capaci, ma non è assolutamente facile, e soprattutto non è da tutti adirarsi con la persona giusta, nella misura giusta, nel modo giusto, nel momento giusto e per la giusta causa».
Se le parole hanno un senso, certe volte “incavolarci”, ma senza esagerare, è giusto. “Sdegnarci” per delle ingiustizie, per la violenza perpetrata contro degli innocenti o per  la falsità e l’ipocrisia di tanti comportamenti privati e pubblici non solo è giusto, ma anche doveroso per chi ha una coscienza moralmente attenta.

REAZIONI SPROPOSITATE
Altra musica, invece, quando ci si trova di fronte a reazioni sproporzionate per delle futilità. Una battuta di spirito o un piccolo contrattempo scatenano in alcuni il finimondo. Di questi soggetti ne conosciamo tutti. Forse noi stessi siamo così.
Che uomo – e che donna – è il collerico? Un intransigente presuntuoso che ha sempre qualcosa da ridire o da rimproverare agli altri. A se stesso mai perché è convinto della sua superiorità. Si risente per un nulla. Ma lo scatto d’ira rivela una persona psicologicamente fragile. Ha una paura immensa di non essere accettata e considerata. La disobbedienza o il dissenso la manda il tilt. Molti genitori ed educatori si trovano in questa situazione. Perdono le staffe per la disobbedienza del figlio o dell’educando. Scatta in loro un sentimento di insicurezza: non vengono presi sul serio. E allora, come riaffermare la propria autorità e la propria importanza? Gridando, imprecando, umiliando… e talvolta menando le  mani. Il propellente dell’ira è la paura. Paura di non essere abbastanza importante per gli altri. Forse qui troviamo la chiave di tanti conflitti familiari, educativi e non solo. Situazioni di frustrazione affettiva, relazioni difficili non gratificanti vengono vissute come una sorta di ingiustizia contro cui ribellarsi, con rabbia. “Avercela con il mondo intero” – come si dice – è rivelativo di immaturità tipiche dell’età infantile quando per farsi notare e imporsi si fanno i capricci e si pestano i piedi con urla lancinanti.

I MOTIVI DELL’IRA
L’ira di cui siamo testimoni non si esprime sempre allo stesso modo. Ci sono quelli che, ad esempio, davanti a un sorpasso azzardato si accendono come dei fiammiferi. Magari si mettono all’inseguimento e poi giù parolacce, gestacci e talvolta anche un pestaggio. E’ la collera cosiddetta “rossa”, forse per il colore paonazzo del volto arrabbiato. Scatta quando uno si sente come “aggredito ingiustamente”. Al semaforo, in una coda troppo lunga, in un gioco di carte “sfortunate”: lo scatto d’ira è l’autodifesa della propria autostima.
Ci sono soggetti apparentemente più misurati: questi, lì per lì, non vanno in escandescenze. Sanno trattenersi. In realtà sono i più pericolosi. Conservano dentro un livore e una rabbia che non aspetta altro che l’occasione buona per colpire. E’ l’ira amara, vendicativa propria di chi è subdolo, infido, che aspetta solo il momento opportuno per farla pagare. Oggetto di tanto livore sarà il collega di lavoro che ostacola la sua carriera. Sarà il vicino di casa il cui cagnaccio fa la pipì contro la macchina parcheggiata sotto casa…

CONTRO CHI?
Ci si arrabbia sempre e solo contro gli altri? A volte ce la prendiamo anche con le cose. E’ il top della stupidità. Quando il distributore di bibite ti frega il resto, capita che qualcuno “punisca” la macchina “ladra” prendendola a calci!!
Ce la prendiamo anche con noi stessi. Certe figuracce sono proprio indigeribili. Il solo ricordarle fa andare fuori di testa. È il tormento della presunta perdita di stima e di immagine: che cosa penseranno gli altri di me? E giù parolacce contro se stessi.
Anche contro Dio uno se la può prendere. Spesso è un senso di abbandono e di delusione di non essersi sentiti ascoltati e aiutati in un momento di grave difficoltà.

LA PANORAMICA DELL’IRA
La panoramica dell’ira è molto ampia. Sfoghiamo la nostra rabbia in tanti altri modi. Il gossip, come si dice, cos’altro è se non una rabbia “abituale”, “continua” contro qualcuno che sta sullo stomaco? Oppure, trovare il capro espiatorio di una situazione imbarazzante è pure un modo per dar corso alla propria rabbia. Quest’ultima si sfoga anche coprendo il collega o il parente rompiscatole con l’indifferenza. E’ come se non esistesse. E’ un’ira repressa, “raffreddata”.
Rimedi contro l’ira? Il più immediato e anche il più difficile: sottrarsi alla tirannia dell’urgente e all’ansia dell’ultimo minuto: sul lavoro, in famiglia, con gli amici… Un po’ di relax e di silenzio aiutano a trovare se stessi e anche a verificare la causa di tante nostre arrabbiature spesso immotivate. Avere poi qualcuno cui confidare le proprie difficoltà e paure è non solo utile, ma necessario. E soprattutto iniziare la giornata con un momento di preghiera fissando lo sguardo sul crocifisso: allora è possibile perdonare e guardare alla vita con un occhio più realistico e maturo.

(Sabino Frigato)

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