L’attimo “sfuggente”

“L’avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene e il presente ci sfugge”
Gustav Flaubert

Mi sono chiesto cos’è quella linea sottile di demarcazione che si frappone fra il passato e il futuro e che ci rende nostalgici o ansiosi. E’ quello che erroneamente chiamiamo presente e che in realtà non è altro che attimo sfuggente. Infatti che cos’è realmente il presente se non un concetto astratto? Il presente lo possiamo interpretare (correttamente) come l’attimo in cui stiamo pensando o facendo qualcosa. Ma il presente possiamo dilatarlo quando ci riferiamo agli eventi o ad un periodo storico che stiamo vivendo, magari utilizzando parole come “abitare il presente o vivere il presente”.
Molto spesso si usa anche il termine “viviamo il presente e non pensiamo al futuro”, ma in realtà non facciamo altro che vivere contemporaneamente di passato e di futuro e che in realtà quello che stiamo vivendo non è altro che un frammento di passato che anticipa il futuro.
Siddharta dice che il segreto della salute fisica e mentale non sta nel lamentarsi del passato, né del preoccuparsi del futuro, ma nel vivere solo nel momento presente. Potremmo essere d’accordo con lui ma il problema è che la stragrande maggioranza di noi occidentali non è per niente disposta ad alienarsi dal passato e dal futuro attraverso lunghe meditazioni in cui scompare il concetto di spazio temporale. Il nostro è un continuo rincorrersi che lascia poco spazio a quel tempo limitato e indefinibile che chiamiamo presente. Se siamo ansiosi è perché quella frazione di presente che ci sfugge ci proietta in una dimensione sconosciuta che se non si fa presente ci inquieta, mentre diventiamo malinconici quando il passato ci sfugge irrimediabilmente con la consapevolezza che esso è perduto per sempre.

Se per affrontare il futuro dobbiamo ricorrere ai desideri e alla fantasia per difenderci dall’ansia dell’imprevisto, per conservare il passato dobbiamo affidarci ai ricordi. Sappiamo solamente che di solito dopo i 50 anni il passato ci rattrista e il futuro ci fa paura, mentre in molti casi saremmo disposti addirittura  a barattare una giovinezza sotto le bombe o in stato di povertà, o addirittura vendere l’anima al diavolo, piuttosto che contare gli anni che ci separano dalla morte.

Questo è il vero dramma dell’esistenza, non potere né contenere né vivere il presente.

“Vorrei che questo momento non finisse mai” è quello che si dicono in un momento di estasi gli innamorati. “Se potessi tornare indietro non farei le stesse scelte” è quello che si chiede una persona delusa dalla vita. “Spero che l’esame universitario vada bene o che l’intervento chirurgico abbia esito positivo” è quello che si augura con apprensione chi deve affrontare degli eventi futuri. Purtroppo la realtà è solo una: gli innamorati non potranno fermare il tempo per continuare ad amarsi allo stesso modo, la persona delusa sa che non potrà cambiare gli eventi passati, mentre la trepidazione per l’attesa dell’esame e dell’intervento rimarranno tali fino a quando gli eventi stessi non diventeranno realtà.

Giuseppe Compagno

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