La sirofenicia, donna di grande fede

Non era la prima volta che Gesù superava i confini della Galilea per recarsi in luoghi abitati prevalentemente da pagani, come la zona di Tiro e Sidone sul mare o il territorio della Decapoli. Sembra anzi, a leggere i Vangeli, che Gesù, quando voleva disintossicarsi un po’ dall’incredulità dei suoi connazionali, o dalla chiusura mentale dei farisei, ed in particolar modo degli scribi e dei dottori della legge, faceva una capatina in queste zone “franche”. Ed il fatto che fosse a contatto con gente con cui non avrebbe potuto e dovuto stare vicino non gli creava alcun problema. Anche lì Gesù non aveva potuto fare a meno di compiere qualche guarigone, di mostrare la sua umanità e la sua incapacità di tirarsi indietro di fronte alla sofferenza della gente. Aveva guarito il figlio del centurione romano. Aveva liberato dalla legione di spiriti immondi l’indemoniato di Gerasa, che aveva stabilito la sua dimora tra i sepolcri, ridandogli la sua piena sanità mentale e la sua dignità umana. Anche lì, in territorio pagano, la sua fama si era ampiamente diffusa, ed anche lì aveva degli amici che lo accoglievano, quando si recava a visitarli.

Così accadde un giorno che Gesù, partito dal territorio lungo il lago di Galilea, dove si trovavano i villaggi di Cafarnao, Betsaida, Genezareth ed altri, si diresse verso la regione di Tiro e di Sidone. Ma la sua presenza non potè restare nascosta. Una donna di quella regione infatti gli si fa incontro e comincia a gridare verso di lui, chiedendo la guarigione della figlia che era tormentata dal demonio. Certamente questa donna conosceva Gesù, lo aveva visto altre volte, aveva sentito parlare di lui, e possibilmente aveva avuto modo di ascoltarlo, tanto che si era fatta una idea ben precisa di Gesù. Quella donna era una del luogo, una sirofenicia, quindi una pagana, e parlava la lingua greca. Per questo non si rivolge a Lui per caso, ma sa che Egli può liberare la sua figlia dal potere del maligno. E comincia a seguirlo gridando la sua richiesta, tanto che i discepoli si sentono a disagio, vedendo che Gesù non le da retta e continua a camminare. Allora essi stessi, per togliersi dall’imbarazzo, si rivolgono a Gesù chiedendo di dare ascolto alla richiesta insistente di quella donna, che continua a seguirli.

Ma Gesù risponde seccamente: “Sono venuto per le pecore perdute della casa d’Israele!” Una risposta che lascia di stucco persino i suoi discepoli. Mica era la prima volta che guariva dei pagani e che conversava con loro. Mai avevano visto Gesù comportarsi in questo modo. Mai lo avevano visto ignorare qualcuno che si era rivolto a Lui. Il loro maestro si sta comportando in modo veramente strano. Ma Gesù, che legge nell’intimo di quella donna affranta dal dolore, vuole mettere alla prova la sua fede, la vuole far crescere e maturare, e soprattutto vuole che non lo cerchi solamente come un mago o un taumaturgo, ma che si apra alla fede nella sua persona. La donna si mostra all’altezza della prova. Intanto, nonostante che Gesù non le da ascolto, ella continua a seguirlo e a implorare la guarigione della figlia. Non si lascia scoraggiare e nemmeno comincia a prendersela per questo voluto silenzio di Gesù, che la tiene a distanza. Anzi, quando vede che Gesù entra in una casa, quasi a volerle chiudere la porta in faccia e troncare ogni discorso, la donna, dopo un istante di silenzio, si precipita anche lei nella casa e si trova faccia a faccia con Gesù, non con atteggiamento spavaldo, ma con la fiducia di chi sa dentro di se che verrà esaudita. Ella si fida della sua intuizione.

Entrata in casa, si getta ai piedi di Gesù e ripete la sua accorata richiesta: “Signore, aiutami!”. Ma ancora una volta Gesù le risponde in maniera negativa, servendosi di una immagine: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. La donna comprende il linguaggio di Gesù, perchè sa bene che gli ebrei considerano i pagani come “cani”, come senza Dio, e per un ebreo non stava bene avevre rapporti con i pagani. Ma la donna non si lascia impressionare. É una donna umile, ma intelligente. Ha sentito bene che Gesù ha usato diminuitivo, addolcendo il tono, e questo le basta. Ella sta al discorso di Gesù, anzi prende le mosse proprio da quello che Gesù le dice per giocare la sua carta vincente. Entra nella stessa lunghezza d’onda, che va al di la delle parole dette. Sembra rivedere Maria a Cana di Galilea, quando capisce il Figlio al di là delle parola che Egli le dice. Così questa donna, con grande intuizione, risponde con grande umiltà e profondità a Gesù: “Sì, è vero quello che tu dici. Ma è pure vero che i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli e si saziano lo stesso!”.

La risposta della donna è folgorante. Gesù gioisce nel suo intimo e si lascia sorprendere dalla potente e intelligente fede di quella donna, tanto che le dice con ammirazione: “Donna, grande è la tua fede!”. Quindi aggiunge subito, dando ogni merito a quella madre coraggiosa: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia». La liberazione della ragazza è attribuita alla parola della madre, ricca di fede. Ella non ha alcun dubbio e se ne torna a casa, solo per costatare l’adempimento di quello che Gesù aveva annunciato. Davvero grande la fede di questa donna straniera, che non si è tirata indietro di fronte al silenzio di Gesù, che non si è scoraggiata di fronte al suo apparente rifiuto, ma ha perseverato, perché la posta in gioco era veramente grande. Ha avuto fede in Gesù, ha visto crescere e purificarsi la sua fede attraverso la prova a cui Gesù l’ha sottoposta, ed alla fine è stata esaudita. Un grande esempio per noi di fede perseverante, umile, e intelligente.

Padre Pino (Giuseppe Licciardi)

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