La Scrittura della Bibbia

La Bibbia, per i credenti, è considerato un libro così “santo” che quanto è in esso scritto ne ha regolato la vita indicandone le traiettorie da seguire. Per molti, poi, perfino il suo significato letterale neppure viene messo in dubbio: deve essere accettato quello che è scritto così com’è, senza discussioni o interpretazioni. Se poi qualcosa risulta incomprensibile, assurdo, contradditorio con le scoperte della scienza, si tralascia e ci si rifugia in brani più lineari, più edificanti, preferendo la semplicità dei Vangeli contro l’astrusità dell’Antico Testamento.
Chi si imbatte in uno studio più attento e approfondito del libro sacro, in principio rimane sconcertato e un po’ deluso nello scoprire di quanto infantile è la conoscenza che possiede e quanto profondo, invece, è il messaggio nascosto in quelle parole.
Un meraviglioso e profondo messaggio di Dio per gli uomini, per tutti gli uomini di tutti i tempi, veicolato con semplici e povere parole umane! Parole tanto semplici quanto importanti però. Parole che cambiano la storia degli uomini, che vogliono determinare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; parole che possono fare diventare santo un uomo o condurlo al fuoco dell’inferno. Ed è successo veramente!
A questo punto si pone un problema a cui non sempre viene data una adeguata attenzione: ma quelle che noi oggi leggiamo nella bibbia sono le stesse parole che sono state scritte millenni addietro? O qualcuno le ha modificate, magari inventandole di sana pianta? Esistono da qualche parte, magari “nascosti” negli archivi del Vaticano (come qualcuno ingenuamente pensa!), gli originali di questi testi?
La risposta è ovvia: no! Non esistono gli originali. Non esiste l’originale di nessun testo classico. E allora? Come è giunto fino a noi questo libro? Che garanzie abbiamo che sia quello autentico?

Facciamo un ripasso della storia e parliamo della scrittura.
Secondo le nostre attuali conoscenze, la scrittura sarebbe nata circa 5.500 anni addietro (3.500 a.C.) ad opera dei Sumeri un popolo che viveva nell’area della Mesopotamia (all’incirca nell’odierno Iraq). Scrivevano su tavolette di argilla ancora tenera imprimendo dei segni a forma di cuneo per mezzo di uno stiletto di legno (di qui il nome di scrittura cuneiforme), poi le tavolette venivano essiccate al sole o cotte, come mattoni. Questi documenti potevano, in questo modo, conservarsi praticamente a tempo indefinito ed infatti durante gli scavi archeologici in quelle zone, ne sono state ritrovate centinaia di migliaia.

Gli egiziani, invece, conoscevano un altro materiale per la scrittura, molto più pratico ma anche facilmente deteriorabile, il papiro, usato in Egitto già dal 3000 a.C. La canna di papiro, che cresce abbondantemente sulla riva del Nilo, veniva tagliata in strisce; queste venivano incrociate, poste una sull’altra e poi incollate, pressate e lisciate fino ad ottenere dei fogli sui quali si scriveva per mezzo di inchiostro o colore, usando un pennello o un bastoncino appuntito. I fogli potevano essere incollati o cuciti uno dopo l’altro, ottenendo delle strisce lunghe anche diversi metri
Ponendo due bastoncini alle estremità, la lunga striscia poteva essere arrotolata: è il rotolo di papiro.
L’uso del papiro si diffuse rapidamente in tutto il Medio Oriente e dunque anche in Israele dove divenne il materiale ordinario per scrivere anche i libri della bibbia.
Più tardi, gli ebrei conobbero dai persiani un materiale più duraturo ma anche più costoso, la pelle di animale. La preparazione del cuoio di montone e di capra, per tale uso, fu perfezionata nella città di Pergamo verso il 100 a.C., da cui derivò il nome di pergamena. Inizialmente, anche i fogli di pergamena venivano cuciti uno dopo l’altro in strisce; ma dal I secolo d.C. assunsero la forma del codice, cioè del libro come lo conosciamo noi, coi fogli legati uno sopra l’altro e scritti su entrambe le facciate. Il nuovo sistema fu applicato anche ai fogli di papiro ed i celebri papiri del Nuovo Testamento hanno appunto il formato del codice.

TESTI ORIGINALI (PERDUTI) E TESTIMONI DEL TESTO

Da questa breve esposizione, si capisce perché i testi originali delle scritture sacre, redatte su fogli di fragile papiro siano andate perdute. Solo il clima asciutto del deserto egiziano e ultimamente quello del deserto di Giuda, nei pressi di Qumran, ha favorito la conservazione di rotoli e codici assai antichi ma tuttavia non originali e per di più fortemente danneggiati, a volte solamente in piccoli frammenti.
Dunque, non possediamo l’originale di nessun testo biblico, ma abbiamo i cosiddetti testimoni del testo, cioè esemplari del testo giunti a noi attraverso un indefinito numero di trascrizioni durante i quali il testo ha subito errori, correzioni, modificazioni, revisioni talvolta assai ampie. Sì, perché il testo originale, oltre ad essere riprodotto per la diffusione nelle diverse comunità, si ricopiava ogni qualvolta si deteriorava per l’uso, causando riscritture a breve termine che, da copia a copia, aumentando di conseguenza gli errori di trascrizione.
Questo spiega il perché i reperti ritrovati durante le campagne archeologiche hanno mostrato testi biblici che presentavano versioni a volte molto diverse tra di loro, richiedendo un lavoro notevole di critica del testo al fine di identificare gli errori di copiatura e così ottenere la versione la più vicina possibile a quella originariamente scritta.
testimoni del testo sono di varia natura. SI chiamano diretti, quelli che riproducono il testo per se stesso: o per intero (rotoli o codici di papiro o di pergamena) oppure per sezioni, o per brani molto brevi (come ad esempio gli ostraca, cocci di ceramica di vario tipo sui quali venivano scritti pochi versetti biblici).
Si chiamano testimoni indiretti, quelli che riproducono brani della bibbia in occasione di altri scritti. Per esempio le antiche citazioni dei Padri, e altri testi antichi. Sono molto importanti, ai fini della critica testuale, anche le versioni antiche della bibbia tradotte in altre lingue (per esempio in greco per l’A.T. o il latino per il N.T.) perché tali traduzioni furono operate su esemplari molto antichi.

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