Imposizione delle mani nel linguaggio religioso

Simbolo di espressività o potenza divina, non è un gesto da far risalire a Gesù

L’imposizione delle mani come simbolo di un’azione divina affonda le radici nell’antropologia, infatti il braccio e la mano, nell’uomo, sono l’espressione ed il segno dell’azione e della relazione tra gli uomini che ancora oggi, col loro gesticolare, accompagnano con più significato il sentimento che si vuole esprimere.

L’imposizione delle mani nella Bibbia

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Nel linguaggio biblico il simbolismo del braccio acquista una certa sfumatura legata alla potenza, mentre quello della mano traduce il possesso di una certa abilità. 
Così, Dio, con l’abilità della sua mano, ha fatto il cielo e la terra come il vasaio plasma la creta (Is 66,2; Giob 10,8; Ger 18,6;); mentre con la forza del suo braccio rivela la sua potenza nella creazione e nella storia.
Protegge il suo popolo “con braccio teso e mano forte”,  lo innalza e lo benedice e se posa la sua mano su di un profeta lo investe della sua potenza.

Nell’Antico Testamento questa simbologia della mano viene assunta nel gesto della imposizione delle mani con sensi e significati diversi.

Segno di benedizione:
In questo modo già gli antichi patriarchi trasmettono ai figli ed alle generazioni future le ricchezze delle benedizioni che a loro volta essi hanno ricevuto. Non si tratta solo di parole ma di qualcosa di concreto proprio nello stile semita.

Segno di consacrazione:
L’imposizione delle mani indica che lo Spirito di Dio prende possesso di colui che si è scelto conferendogli l’autorità e la capacità di eseguire una determinata funzione.

Simbolo di identificazione:
Attraverso l’imposizione delle mani su una vittima, un offerente unisce i propri sentimenti (ringraziamento, dolore dei peccati, adorazione) alla vittima stessa, offrendola in consacrazione a Dio come atto di comunione, di espiazione per il peccato, e altro.

L’imposizione delle mani nel Nuovo Testamento

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Nel Nuovo Testamento l’imposizione delle mani fu associata al “ricevimento dello Spirito Santo” (vedi Atti 8:14-19) ed alla sua azione sugli uomini. Così, gli Apostoli imponevano le mani sui nuovi credenti per accoglierli nella Comunità dei salvati, e su coloro che dovevano rendere un particolare servizio all’interno della comunità (vedi Atti 6:5).
Nelle chiese cristiane, questa pratica, unita a parole evocatrici è usata come mezzo simbolico per l’invocazione dello Spirito Santo durante le funzioni religiose, dalla messa alle celebrazioni sacramentali.
Il gesto della imposizione delle mani affonda le sue origini in epoche davvero remote e non si conoscono con precisione luoghi e tempi del suo inizio. Come pratica curativa si ritrova già nella cultura egiziana e successivamente in epoca romana e non solo.
Il gesto è così evocativo che è stato adottato da molte culture religiose, correnti spiritualistiche e ritualità magiche fino ai nostri giorni. Perfino nel campo della medicina alternativa la pratica ha trovato numerosi operatori.

Talvolta, nella sua forma di pratica “curativa”, l’imposizione delle mani viene fondata sugli  episodi evangelici legati alle guarigioni operate da Gesù. Così nella fede cristiana e anche in quella non cristiana i presunti guaritori impongono le mani sulla gente invocando il nome di Gesù come agente spirituale attraverso il quale si crede possa essere ottenuta la guarigione dei disturbi fisici e non solo.

 

In realtà a ben leggere i Vangeli, nei numerosi resoconti di guarigione, Gesù non compie quasi mai alcun gesto plateale (come in qualche modo potrebbe essere anche quello della imposizione delle mani) ma semplicemente gesti confidenziali e compassionevoli, come stendere una mano per toccare l’organo da guarire, accarezzare, prendere per mano nell’atto di aiutare ad alzarsi.
A Gesù basta la parola, per l’uomo è sufficiente un atto di fede, di abbandono. Nessun gesto eclatante, nessun atto magico, nessuna azione che abbia un benché minimo sentore cultuale, solo il segno dell’azione di Dio sugli uomini come gesto d’amore. Gli stessi gesti che usa chi ama: vicinanza, condivisione, contatto.

Siamo molto lontani dalla ostentazione della “potenza” umana operata per capacità proprie (laiche, potremmo dire) dei tanti presunti guaritori che si vedono circolare nei media; ma altrettanto lontani da una certa manifestazione di “potenza” che, seppur in nome di Gesù Cristo, viene sbandierata con troppa facilità (e a volte superficialità) in molti gruppi cristiani e cattolici.

Saverio Schirò

 

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