GENITORI E FIGLI: Essere genitori

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L’educazione dei figli non è un lavoro facile e purtroppo non è previsto alcun corso di studi per imparare a farlo.
Essere genitori è una grande responsabilità che ci porta spesso a sentire critiche e affermazioni del tipo: “è colpa dei genitori se…”
Certo se i ragazzi sono maleducati,  violenti, aggressivi,  paurosi, insicuri o chissà che altro ancora, ciò è quasi sicuramente da attribuire ad una cattiva educazione familiare o meglio dire ad una incapacità a sapere educare, dove l’esempio, fondamentale in un rapporto di famiglia che prevede l’educazione dei figli, non è certo dei migliori, ma non sempre è così ovviamente, ci sono una serie di fattori che contribuiscono alla crescita sana di un bambino.
La famiglia deve essere sicuramente l’ambiente più idoneo e confortevole dove un bambino deve crescere, deve vivere e deve fare esperienza, ma la scuola, gli amici, gli insegnanti, gli operatori sociali hanno anche loro un ruolo fondamentale. Compito di un buon genitore è quello di sapere osservare, comunicare col proprio figlio ed essere attento ad ogni sua irrequietezza, turbamento, insoddisfazione, ed aiutarlo, con le sue potenziali capacità di adulto a superare le difficoltà che si vengono a presentare inevitabilmente nel corso della sua vita.
Se un bambino o un ragazzo va male a scuola, per esempio, dobbiamo in primo luogo scoprire se questo non sia un problema di incapacità o di difficoltà di apprendimento o se un disaggio dovuto ad un fattore esterno a lui che si ripercuote ovviamente sulla sua psiche.
Mi è capitato di sentire un bambino che ha difficoltà a scuola,  affermare: “Spero che la mia maestra rimanga congelata in macchina,  così non viene più a scuola!” Pensate possa essere questa una paura perché il bambino non venga trovato impreparato alla lezione del giorno, oppure che questo bambino abbia subito qualcosa che ha procurato un disaggio psicologico tale da augurare la morte della sua insegnante? Beh! A questo punto mi viene da pensare che questo bimbo abbia avuto di certo non un buon esempio dalla sua insegnante e poca professionale competenza  di quest’ultima che non ha saputo amare e comprendere il piccolo nelle sue naturali difficoltà, l’ascolto, la pazienza e la comunicazione sono condizioni primarie anche in un rapporto tra insegnante e alunno.
Bisogna parlare con i propri figli, osservarli stare attenti e vigili se qualcosa in loro non va, non colpevolizzarli ad ogni costo. Bisogna in tutti i casi essere sempre costruttivi, se un figlio va male a scuola, penso, che il primo a soffrirne e ad essere insoddisfatto sia proprio lui, anche se non lo da a vedere, è inutile punirlo, minacciarlo, a che serve? Sento molti genitori che adottano il metodo di castigare il figlio se ha preso un cattivo voto in un compito o se hanno avuto un’interrogazione poco brillante come loro avrebbero voluto. Ma non è logico tutto questo, non è il metodo giusto per risolvere un problema, non credete?
Fondamentale ed efficace per un figlio è comunicare, sapere che può trovare nel genitore qualcuno che lo ascolta e che vuole solo il suo bene, anche a costo di subire qualche dritta, certo che questa può che non essere a scopo educativo e per il proprio bene.
Mi ha fatto riflettere mia figlia quando prendendo un brutto voto nel compito di latino e cogliendo sul mio volto la mia perplessità sul suo metodo di studio, mi ha detto: “Non posso uscire più tardi, vero?”  Come se non uscire il sabato pomeriggio con le amiche avrebbe risolto il “suo” problema, sottolineo il suo, perché prima di essere una mia angustia e scontentezza è una sua preoccupazione, insoddisfazione, non credete?
Non è un ulteriore ferimento che aggiusta le cose, un’ altro dolore, ma il dialogo, il cercare insieme di venire a capo ad  una situazione, indirizzando il ragazzo o la ragazza ad un nuovo metodo di studio, magari, che prevede più concentrazione, più tempo.
Beh! Aiutare i propri figli, ecco il compito di noi genitori, non colpevolizzarli a tutti i costi e infliggerci altre pene. Indirizzarli, consigliarli, facendogli, perché no! “Qualche predicozzo” benevolo si intende senza punizioni assurde o peggio umiliazioni,  facendo suscitare loro solo fiducia in se stessi, “Non preoccuparti figlio mio, ce la farai!”.
Serafina Stanzione

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Serafina Stanzione
Serafina Stanzione
Appassionata della famiglia e della Sacra Scrittura

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