È finita ma non ti lascio!

Separati in casa: perché e con quali conseguenze?

Siamo in un epoca in cui mentre si assiste al fenomeno “separazione” in crescita esponenziale rispetto a qualche anno fa, si riscontra anche una diminuzione di rotture eclatanti delle famiglie. Nuclei familiari sfasciati ma con genitori che non rinnegano i figli e in sostanza, (grazie anche a interventi di supporto psicosociale) si tende alla conservazione, alla tutela di alcuni diritti e privilegi che il sistema famiglia offre.
Parimenti si assiste a un fenomeno che riguarda anche coppie di fatto, fidanzati a lungo termine e cioè il fenomeno del “rimaniamo amici“. Coppie in crisi, oramai sull’orlo della rottura che decidono di non recidere definitivamente la relazione ma di restare uniti, amici, compagni di vita, magari colleghi o coinquilini. Rimangono insieme ma vivono le proprie vite divise sul piano intimo. Il proprio mondo interiore è condiviso solo in parte, le emozioni e la condivisione di progetti e del futuro è limitata e vissuta come confidenza piuttosto che come vera e propria partecipazione attiva.
Perché le coppie non si lasciano? Perché non si trova il coraggio di dividersi, di elaborare la rottura e di andare avanti ognuno per la propria strada?
Partiamo da un punto: la coppia è consapevole che il rapporto non funziona e che anzi esso è fonte di stress, di sofferenza quotidiana, di angoscia. Entrambi o uno dei due porta alla luce la crisi e magari si tenta di ricostruire un legame, trovare soluzion, ma alla fine arrivano alla conclusione che è finita.
Una coppia che non c’è più, volendo seguire i normali processi di elaborazione, dovrebbe separarsi, dividersi sul piano fisico e psicologico in modo da sperimentare la propria individualità fuori dalla coppia e da percorrere una strada unica e personale che porterà ciascuno ad iniziare un nuovo percorso di vita. Questo nella norma. Oggi molte coppie, invece, decidono di separarsi sul piano intimo manon su quello fisico: continuano a frequentarsi, a condividere parte importante della propria vita, in alcuni casi di portare avanti dei progetti insieme. Esistono così coniugi separati in casa per mancanza di coraggio, altri per questioni economiche, oppure per amore dei figli, per assicurare loro una parvenza di famiglia o almeno un futuro tranquillo. Alcuni, infine, acquisita la condizione di single, mantengono la propria rubrica telefonica piena di numeri delle ex, pronti a chiamarsi a frequentarsi, ad aiutarsi, a divertirsi o anche solo a scambiare sms e cuoricini.
Perché accade questo? I motivi, l’abbiamo  visto, possono essere tanti: in primis quelli di ordine economico assistenziale; poi, il ruolo genitoriale a cui si vuole dare continuità senza cambiamento di stile; dipendenza affettiva che determina difficoltà a superare la paura della solitudine e dei bisogni affettivi; senso di colpa per aver determinato la crisi e aver infranto un sogno; vergogna nei confronti dei genitori o della società per non aver aderito alle aspettative rispetto al matrimonio, alla fedeltà ecc.; impossibilità ad elaborare l’abbandono (specie per chi ha già vissuto traumi da abbandono da piccoli); impossibilità a vivere in autonomia per disagi psicologici e materiali/fisici; difficoltà a riconoscersi come singolo individuo con propria mente e propria interiorità e incapacità a scindersi come coppia perché ci si identifica nella coppia come elemento unico e imprescindibile, come unica realtà possibile.
Allora è finita, non ti lascio! Con quali conseguenze? 
Non elaborare la separazione rende gli individui bloccati in uno status, in uno stallo, senza la possibilità di passare oltre, di sperimentare successive fasi della propria esistenza che potrebbero garantire una crescita sul piano interiore oltre che pratico. Gli individui che non sperimentano la separazione e dunque l’elaborazione della perdita non si rendono conto dei motivi che hanno portato alla crisi e alla rottura del rapporto e non vivono le reali conseguenze delle loro scelte e dei loro errori. Si ritrovano ad adeguarsi a processi fatti di compromessi rispetto ai problemi, non elaborano la risoluzione e la lezione vera e propria per superare e per non cadere più in certe dinamiche sbagliate di coppia. Le conseguenze di tale scelta hanno un impatto negativo anche sui figli, laddove ci sono. Infatti se da una parte essi restano cautelati sul piano materiale e assistenziale, certamente vivere in clima di assenza di affettività, di scambi amorosi, di indifferenza non giova al loro equilibrio psicologico. Soprattutto laddove non vi è stato il dialogo e la chiarezza di intenti rispetto alla separazione dei genitori. Il clima di menzogna e inganno, offre loro un modello non proprio esemplare.
Infine, tali “separazioni di fatto” hanno impatti negativi sulle nuove relazioni che possono nascere in seguito. In quanto la neo-relazione non può prescindere da fare i conti con ex e compagni “ingobrantemente” presenti che creano certe dualità e confusione di ruoli per lo meno equivoche.
Aiutare le coppie a separarsi? E perché no!
Le coppie vanno accompagnate e guidate anche a separarsi. Ovvio che il primo passo doveroso è aiutarle a superare le crisi e a ritrovare gli equilibri persi e le emotività dimenticate. Ma laddove questo non sia realisticamente possibile, le coppie vanno accompagnate a dividersi, a separarsi e ad elaborare nuovi stili di vita. Accettare il cambiamento e insomma a sviluppare quell’intelligenza emotiva che porta all’apertura mentale, alla creatività e alla valutazione dei problemi che ostacolano la separazione stessa. Tutto ciò presuppone la volontà ad abbandonare le illusioni del quieto vivere, del finto benessere. Al fine di liberare le emozioni represse e costituire la base per un nuovo inizio, una nuova era di consapevolezza e onestà mentale.

Tea Fabiana

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