DON EDUARDO AMILCARE FELICIONI

Nel boschetto accanto all’acquedotto del Biviere, proprio a fianco, e più in alto del cannello a cui  poteva bere o attingere chi avesse avuto bisogno di acqua fresca, ogni domenica, nel periodo estivo, al suono della campanella, si radunava un nutrito e devoto gruppetto di fedeli. A celebrare l’eucaristia era un omone grande e grosso, dalla voce stentorea e dall’accento perugino, senza inflessioni dialettali siciliane. Questa immagine è come una icone stampata nella memoria di tanti abitanti o frequentatori estivi di Piano Maglio e segna l’inizio della storia della nostra parrocchia.

Chi è questo sacerdote che il Vescovo Mons. Corrado Mingo ha mandato ad Altofonte, con l’incarico di costruire la nuova chiesa della Parrocchia intitolata a San Giuseppe, proprio a Piano Maglio? Il suo nome è Don Amilcare Eduardo Felicioni. Nella borgata e in paese tutti lo conoscono come padre Felicioni e così lo chiamano. Egli viene da lontano, da molto lontano. È nato infatti a Panquehue, nel Cile, il 13 ottobre 1915, terzogenito di quattro fratelli  (nell’ordine: Osvaldo, Lilia, Eduardo Amilcare e Maria Annunziata) dai coniugi Melitone Felicioni ed Ersilia Panari. È stato battezzato il 31 dello stesso mese nella parrocchia di San Maximiniano de Panquehue. Diocesi di San Felipe de Aconcagua e ricevette il sacramento della Confermazione il 25 aprile 1918.

La presenza di questa famiglia di italiani nel Cile è dovuta all’incontro del giovane perito agrario Melitone Felicioni con l’ambasciatore cileno presso la santa Sede, il quale, conosciuta la sua qualifica,  gli offrì di occuparsi della sua tenuta di vigneti in Cile. Così il giovane lascia il paese di origine, Valfabbrica, frazione di Perugia, e si trasferisce in Cile. Ritorna in paese per sposarsi e rientra in Cile, a Panquehue dove la famiglia si va formando e va crescendo, facendosi una buona posizione sociale. Eduardo Amilcare frequenta le scuole elementari del suo paese ed entra nel seminario di Valparaiso.

Vicissitudini particolari e drammatiche costringono la famiglia Felicioni a tornare in Italia, dove giunge il 29 ottobre 1925. Il 7 dicembre dello stesso anno, all’età di 10 anni, Eduardo Amilcare entra nel seminario di Perugia, per apprendere non solo la lingua italiana, ma tutte le altre discipline che sono previste nel piano di studi. Rimane nel seminario di Perugia per nove anni, fino all’estate del 1936, quando, per motivi di lavoro, la famiglia si trasferisce in Sicilia, a Chiusa Sclafani, e il giovane Felicioni chiede di entrare nel Seminario di Monreale, per proseguire gli studi di teologia e prepararsi al Sacerdozio.
Per la solennità dell’Immacolata, l’8 dicembre 1936, riceve la Prima Tonsura e, in seguito, secondo le scadenze previste dal corso degli studi teologici, i vari ordini minori: Ostiariato e Lettorato, 05.01.1939; Esorcistato e Accolitato, 30.11.1939; Suddiaconato, 15.12.1939, per essere ordinato diacono nel gennaio del 1940.Su richiesta dell’Arciprete-parroco di Chiusa Sclafani, , Mons. Antonino Palmeri, l’Arcivescovo di Monreale, Mons. Ernesto Filippi, decide di ordinarlo Sacerdote della Parrocchia San Nicolò di Bari di Chiusa Sclafani il 9 marzo 1940. Con nomina del 01.05.1941 è assegnato come vicario cooperatore (viceparroco) nella stessa parrocchia di Chiusa dove esercita il suo ministero sacerdotale, sotto la guida saggia ed esperimentata di Mons, Palmeri, per un anno intero. L’anno successivo, infatti, nel maggio del 1941 viene nominato arciprete- parroco della parrocchia San Giuseppe e Santo Stefano di Campofiorito.

In quel paese, per ben 31 anni, ha svolto il suo ministero di parroco, assistendo i fedeli e impegnandosi, con offerte e con vari cantieri di lavoro che gli erano assegnati, a restaurare il campanile, la Chiesa Madre e la chiesa di Santo Stefano,  a realizzare la costruzione di un centro sociale, che funzionò per parecchi anni come asilo, e a portare avanti altre attività e iniziative per favorire la parrocchia. Poiché si vivevano periodi di grande difficoltà economiche, molte erano le famiglie che ricorrevano a lui per avere un aiuto, contando sulla sua nota generosità, che non gli consentiva di mandare via nessuno a mani vuote. Si adoperò per l’assistenza dei disagiati dal terremoto e insegnò religione nella scuola media del paese.

Il 24 ottobre 1972 la Parrocchia sotto il titolo di San Giuseppe, eretta con bolla arcivescovile il 07 gennaio 1968, è riconosciuta agli effetti civili con Decreto del Presidente della Repubblica e l’arcivescovo di Monreale, Mons. Corrado Mingo, con Bolla del 01 gennaio 1973, nomina Don Felicioni parroco della nuova parrocchia, che non ha ancora una sua sede definitiva. Lo stesso Mons. Mingo, con una solenne celebrazione, immette nel reale e canonico possesso della Parrocchia Padre Felicioni.Da questo momento l’impegno prioritario del primo parroco è quello di poter realizzare la costruzione di una nuova chiesa, con annessa casa canonica, a Piano Maglio, che è destinata ad essere la sede effettiva della parrocchia. Come dato concreto di speranza esiste solo il terreno, che dalla Diocesi di Monreale viene assegnato per questo scopo: un pezzo di montagna con alcuni alberi di ulivo. In questo periodo di tempo, in attesa della costruenda casa canonica, Don Felicioni passa da un domicilio provvisorio all’altro: alla Moardella, presso la Parrocchia di Altofonte, nei locali del vecchio Collegio, a Piano Maglio dietro le case rosse e nella zona di Orestano.Per otto anni, a partire dalla Pasqua fino al mese di ottobre, ogni domenica padre Felicioni scendeva a Piano Maglio, nella pineta, dove ora c’è un distributore di benzina, per accogliere i fedeli, confessare, benedire e celebrare l’Eucaristia. Nello stesso tempo si impegna con tutte le sue forze e con grande tenacia ed energia straordinaria a far preparare i progetti per la costruzione della chiesa e locali annessi, andando e venendo da tutti gli uffici di competenza, non solo a Palermo ma anche a Roma, piantonandosi davanti ai vari responsabili degli uffici, fino a quando le varie pratiche non fossero state espletate. Grazie al provvidenziale intervento del cav. Biagio Nicotra dell’Assessorato Regionale ai lavori pubblici, si ottenne il finanziamento necessario per iniziare la costruzione della chiesa e degli ambienti della casa canonica.Come si esprime in una lettera lo stesso Don Felicioni: «Dopo varie peripezie che mi sono costate dolori, dispiaceri, lacrime, incomprensioni…, ma soprattutto preghiere, aggiunte di denaro di tasca mia, di chi tanto ha lottato per raggiungere lo scopo, siamo arrivati ad una certa conclusione e al collaudo…». Quella instancabile tenacia viene premiata e così, pian piano, si vede sorgere la costruzione, che diventerà la chiesa, si acquistano le suppellettili necessarie per la celebrazione con la collaborazione generosa dei fedeli che seguono con entusiasmo i lavori. In un primo tempo l’ambiente destinato alla chiesa fu il primo piano, e negli spazi adiacenti si stabilì l’abitazione del parroco. In seguito, il pianterreno, che veniva adibito come palestra, venne trasformato in aula di culto e quindi diventò la Chiesa della Parrocchia di San Giuseppe in Piano Maglio, Altofonte.

Questo avveniva nel 1984. Ancora per dieci anni padre Felicioni continua la sua attività di parroco, dandosi da fare in tanti modi per accogliere i fedeli, con la sua consueta affabilità e sempre col sorriso franco e bonario sul volto, curando con zelo pastorale i suoi impegni fondamentali, quali la liturgia, la catechesi e l’attività caritativa. Preparava con diligenza le sue omelie, che riuscivano a toccare il cuore dei fedeli. La sua disponibilità verso gli altri era evidente, a volte anche non molto oculata e accorta, ma istintiva e generosa, cosa che nel tempo gli procurò seri inconvenienti e grossi dispiaceri e danni a livello personale, tanto da essere derubato di tutto: denaro e oggetti personali, come lui stesso confessa. Ripercorrendo questo tempo, nel suo riposo di Sagana, ebbe a lamentarsi in una lettera a mons. Pio Vigo: «Ritengo di aver fatto del bene a tutti e, quindi, mi sono fidato di tutti, non sapendo che il demonio attendeva il momento per una rivalsa…».

Col passare degli anni la salute si andava deteriorando, aveva problemi di deambulazione, ed era indebolito da altri acciacchi e sofferenze, così che faceva fatica a continuare a svolgere il suo ministero. Pertanto l’Arcivescovo di Monreale, mons. Salvatore Cassisa, nell’ottobre del 1994, lo invitò a lasciare la parrocchia a motivo della sua malferma salute. Don Felicioni non si rassegna e chiede di poter continuare a fare il parroco, e ancora per più di un anno si sforza di fare quello che gli è possibile, fino a quando, il 3 febbraio 1996, presenta al Vescovo le sue dimissioni.

Negli ultimi anni della sua esistenza, trova accoglienza presso la famiglia Mazzola-Terranova, che vive nella serenità della campagna a Sagana, zona Suvarelli, e lì viene assistito amorevolmente, per circa otto anni, come uno di famiglia, fino alla sua morte, che avviene il 12 novembre 2003.

La nostra chiesa di Piano Maglio rappresenta il monumento, che rende ancora viva la sua memoria, che sia sempre in benedizione.

P. Pino Licciardi

 

 

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