Da piccolo….

Sono nato in una famiglia povera, nel vero senso della parola. Certo a quel tempo era una povertà ordinaria e comune che in paese non ti differenziava più di tanto. Vivevamo in sette in una stanza: 5 figli (io sono il penultimo) mamma e papà. Prima di nascere io, in casa c’erano anche una capra e una gallina, mi dicono. Che bella compagnia!
saverio81Ovviamente si viveva fuori tutto il tempo, neve o caldo che ci fossero. Mio papà non aveva un lavoro fisso, muratore all’occorrenza, campagnolo per lo più, si arrangiava… male poveretto.
Nel periodo in cui dovevo crescere e rinforzare la difese immunitarie, evidentemente gli apporti nutritivi non erano all’altezza, per questo dicono che sono venuto su fracco di salute quando ogni inverno prendo l’influenza ed i miei figli mi prendono in giro. Un po’ di verità c’è senz’altro, sicuramente ha influenzato la mia vita psichica e adesso che sono adulto e maturo riconosco che molte debolezze di oggi hanno radici in quegli anni.  Adesso sono pentito di un sacco di scelte e atteggiamenti, ma ormai non si può più rimediare. E’ andata come è andata ed i segni rimangono come cicatrici nell’anima e non si possono cancellare mai più.
Voglio raccontare solo un episodio che avevo rimosso per decenni e poi ho accettato e racconto continuamente tra le risate e la sensazione di schifo.
Quando ero piccolissimo, in saverio3annipaese, mi capitava di vedere per terra le gomme da masticare. Belle appiccicate sui marciapiedi sterrati. Se arrivavo a tanto, evidentemente non potevamo permetterci neppure quelle. Io ero piccolo e non lo capivo. La raccoglievo, la lanciavo in aria tre volte (così Gesù la baciava, pensavo… benché a casa mia nessuno mai parlava di Gesù, di preghiere o cose del genere). Se riuscivo ad afferrarla al volo senza farla cadere, la masticavo fiero dell’impresa. E giuro che mi piaceva! Qualche anno dopo ero così schifiltoso che se mia madre beveva da un bicchiere, lo pretendevo cambiato (e un po’ mi è rimasto). Mi dispiace che gli anticorpi fatti con questo giochetto della chewingum nel mio caso non abbiano funzionato.
Era normale fino all’infanzia scolastica delle elementari, passarci i vestiti dismessi dai fratelli più grandi, e molti di questi, specie i cappotti, non erano mai stati nuovi. Era normale avere un solo grembiule, magari lacero e ricucito così come lavorare sin da bambini per non rimanere in strada, si diceva, e per imparare un mestiere. In realtà quelle misere monete che si guadagnavano si portavano a casa, e facevano comodo.
In certi periodi difficili, in cui nessuno in famiglia lavorava, era normale cenare a volte con una tazza di te e del pane intinto, e magari un uovo per la sostanza. L’ho capito solo da grande il perché, ma allora io avevo appena 5 anni ed ero troppo piccolo per cui per me era normale.
Dopo una prima esperienza momentanea, venimmo ad abitare a Palermo nell’inverno del 1965 quando andavo in prima elementare.  In città conobbi cosa fosse il frigorifero, la cucina e vidi il primo televisore. Lentamente ci siamo risollevati economicamente, ma sempre nell’ordine del modesto. Mia madre faceva la cameriera in famiglia, mia sorella e i miei due fratelli più grandi, benché ragazzini, lavoricchiavano e portavano a casa la “settimanata”. Mio padre emigrò due volte, prima in Francia poi Germania e qualche anno dopo trovò anche lui un lavoro umile ma stabile.
Dai dieci anni anch’io in estate andavo a lavorare come fattorino in vari negozi, aiutante nei bar, o portare il pane a domicilio. Il guadagno lo portavo interamente a casa per la famiglia. Così fino a tredici anni.
saverio-a-14-anniNon ho mai cercato gli abiti alla moda e fino a quasi 14 anni, mentre i miei amici più grandi già si “intillicchiavano” per cercare ragazzine, qualcuno si vergognava ad accompagnarsi a me per via dei miei pantaloni d’accomodo, spesso sporchi, perché avevo appena giocato a calcio per strada buttandomi nella polvere delle piazze sterrate.
Qualcosa di positivo però l’ho ho ereditato: il rapporto con il denaro.  I soldi non sono mai stati una priorità perché sono cresciuto senza, e mai ne ho sentito l’esigenza. Non avevo mai soldi in tasca, non avevo alcuna paghetta, mai comprato la merendina per la scuola.
Anche adesso, esco spesso con pochissimo denaro. A che mi servirebbe? E se vado in compagnia di mia moglie, non porto denaro con me, anzi a volte lascio il portafogli a casa.

Saverio Schirò

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