Da due anni e mezzo sto con una persona divorziata

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separazione1Buongiorno Saverio,  ho letto i vostri articoli su matrimonio, divorzio, comunione ed ho deciso di scriverti per un consiglio, poiché mi trovo in una situazione simile anche io.
Da 2 anni e mezzo sto con una persona, divorziata. La sua storia è molto semplice, forse troppo: si sposa a 20 anni con la sua ragazza, passo più lungo della gamba, errore di due giovani che si sposano in Chiesa per far piacere a nonni e genitori. In sostanza passa meno di un anno che già ognuno vive la sua vita, dopo poco più di un anno separazione e poi divorzio. Consensuali.
Passano gli anni: lei si rifà una vita con un  uomo a cui non interessa matrimonio, chiesa, Comune e finiscono per convivere (forse fortunata lei, non so). Io 3 anni fa conosco lui e il suo passato: nonostante questo usciamo insieme e decidiamo di stare assieme. Ingenua?? Forse! Comunque, ora, dopo 2 anni inizia a nascere il desiderio di creare qualcosa per il futuro (io ho 28 anni, lui 8 in più di me).
Si pone ovviamente il problema del matrimonio. Io sono Cristiana praticante. Per capire un po’ il tutto in generale chiediamo aiuto ad un prete mio amico, anche per quanto riguarda la possibilità dell’annullamento del suo matrimonio.
La risposta è una “risata in faccia”: nel senso che ci risponde con un’ovvietà immensa: “la Sacra Rota non annulla un matrimonio per farti risposare in Chiesa! Sì, beh, grazie. Il motivo non è quello. Semplicemente è stato un errore di due ragazzi troppo giovani; si può rimediare questo errore dopo ben 9 anni?? A quanto pare no! Ok, mi metto il cuore in pace per quanto riguarda il matrimonio in Chiesa (da sottolineare che a me non è mai interessata la “passeggiata in navata” o cose simili. È il gesto che conta, il matrimonio come decisione, indipendente da navata o corridoio. Fosse per me mi sposerei in giardino e farei grigliata come pranzo).
Comunque, nasce il problema della Comunione. Premettiamo che io credo in Dio e in Cristo suo Unico figlio, e non nella Chiesa e nelle sue regole. Credo nella presenza costante di Cristo in mezzo a noi, anche se non ci credi, non lo sai, o non vai mai in Chiesa. Lui c’è e basta. Però mi nasce questa domanda, direi anche superba e blasfema: per la Chiesa, nel caso mi dovessi sposare in comune diventerei automaticamente una “peccatrice a vita”. Ma per Cristo? Io non intendo rinnegare né lui né tanto meno la mia fede in lui! Nella sua presenza, come scrivevo prima, io credo e crederò sempre: ho basato tutta la mia vita. Ma mi viene da pensare cosa penserà lui di me se dovessi fare una scelta del genere? Anche perché è una scelta che farei per la vita, non sarei una pecorella smarrita che può tornare indietro (o almeno questo è quello che spero).
Anche perché così, a metà, non è che posso continuare. Da qualche parte devo muovermi, ma mi viene da pensare che solo per un errore del passato, ormai ampiamente ”passato”, non ho voglia di lasciare una persona con cui mi trovo veramente bene.
Lui mi ha anche chiesto di andare a convivere prima di fare una scelta definitiva. Premesso che non mi piace e che non mi serve convivere per capire che con lui sto bene, a livello cristiano rimarrei comunque a metà: andare in chiesa senza poter prendere i sacramenti. Perché sposata o convivente, per la chiesa la mia situazione non cambia, quindi in questo senso tanto varrebbe sposarsi, ma torno al discorso che cmq adesso non mi sento pronta a dire Sì al matrimonio civile con lui con tutto ciò che ne consegue.
Eppure io con lui sto proprio bene e questa idea di mollarlo non mi fa respirare.
Insomma, spero riusciate a darmi una mano a capirci qlc di più.
Grazie in anticipo.
Chiara

Carissima Chiara,
quello che stai affrontando è un grosso problema che purtroppo affligge tantissime persone e che richiede una attenzione particolare. È in gioco l’amore, per Gesù Cristo in primo luogo, come tu stessa affermi, e per l’uomo che la vita ti ha posto davanti. Questo è un passaggio che non va trascurato. Quando ci si innamora, quando il cuore batte forte per una persona, nessuno mai si sogna di chiedergli il certificato di celibato. Ci si frequenta, si sperimentano i sentimenti che si provano e ci si lascia andare all’amore e all’attrazione che ci coinvolge e ci travolge. A volte, e sempre più spesso nel nostro mondo, si presenta un impedimento giuridico che ci blocca, ci mette in crisi e ci pone una domanda dalla risposta troppo difficile: lui o lei, sono già stati sposati e sono adesso divorziati. Che fare in questo caso?
Certamente questa evenienza non blocca il nostro amore e allora ci si sente frustrati, schiacciati da una legge ecclesiastica che ci impedisce di continuare ad amare e nel contempo rimanere dentro il nostro cammino di fede a pieno titolo. Niente matrimonio in chiesa, niente sacramenti, rimproveri più o meno velati dei parroci, spesso, disapprovazione delle famiglie che avevano sognato un bel matrimonio in abito bianco davanti all’altare. Ci ribelliamo, ci chiediamo perché, vorremmo trovare una soluzione che non intravediamo ed allora, per lo più, si sceglie l’amore “umano” a discapito di quello cristiano e ci si allontana dalla chiesa. A volte definitivamente.
Non c’è dubbio, c’è qualcosa di sbagliato.
Mi sembra sbagliata la posizione così rigida della chiesa gerarchica, con una morale familiare impostata sì sul Vangelo, ma interpretata dai preti che per definizione non hanno alcuna esperienza diretta dell’amore coniugale. È sbagliato l’atteggiamento superficiale di ogni prete, amico o meno, che ha l’arroganza di rispondere con una “risata in faccia” a chi vive questi dilemmi. È altresì sbagliato l’atteggiamento di chi si arrende e abbandona la chiesa per ripicca, rifugiandosi in una fede “fai da te” dove ognuno decide quali siano “le regole”.
Che fare, allora, nel tuo caso specifico che poi è quello tipico di tantissime persone? Andiamoci per gradi.
Per prima cosa, dico per prima perché è la più importante, bisogna verificare la qualità del vostro amore. Si tratta di un aspetto di primaria importanza: amo veramente quest’uomo? Lo amo tanto da dedicargli totalmente e definitivamente la mia vita? Voglio dividere e condividere con lui tutti i giorni della mia vita? Nella gioia, nel dolore, nella salute e nella malattia? E lui, è sulla mia stessa lunghezza d’onda?
Questa è la prima è più importante verifica da fare, interrogando il cuore, prima e la mente poi. Se la risposta è affermativa il resto è solo conseguenza.
Troppo spesso, la scelta del partner si fa con superficialità, affidandosi all’attrazione fisica, e dopo l’infatuazione iniziale, che è per lo più frutto di una serie di circostanze (non ultime le componenti psicologiche e ormonali) l’amore, quello vero, non decolla mai e si scade in rapporti che vanno avanti solo per inerzia, abitudine, mancanza di coraggio e che sono destinate a naufragare alla prima tempesta della vita di coppia (a volte quando ormai ci si è impegnati civilmente e sacramentalmente col matrimonio). A questo serve il periodo di fidanzamento, a conoscersi bene e avere più strumenti per discernere se si è davanti alla persona giusta e definitiva.
Se due anni e mezzo ti sono bastati per capire se il tuo è l’uomo giusto (anche se devo confessarti che da quello che affermi non mi sembri affatto sicura), se non hai dubbi, allora sposalo! Intanto in municipio, e stai tranquilla che per questo non sarai catalogata come “peccatrice a vita”. Anzi, il fatto di regolarizzare in qualche modo il rapporto, è un segno di serietà del rapporto stesso e questo è senz’altro apprezzabile da tutti i punti di vista, anche quello religioso.
La convivenza in attesa di chissà che, è solo una situazione di stallo che non cambia nulla davanti all’aspetto religioso ed espone ad una precarietà di rapporto facilmente comprensibile: nessun impegno concreto esprime, mi sembra, anche una specie di indecisione sentimentale.

Secondo punto: la dimensione religiosa.
Non mi hai parlato del senso religioso del tuo partner, anche questo ha un peso. Se entrambi vivete una vita di fede, se avete gli stessi sentimenti bellissimi che tu esprimi per Gesù, allora è tutto più facile.
Mi spiego. Per prima cosa ritenterei di capire, insieme a persone competenti e comprensive, se c’è spazio per la revisione del matrimonio del ragazzo per un difetto o un vizio procedurale che di fatto renderebbe nullo il precedente matrimonio. Voglio chiarire che secondo la legge ecclesiastica i matrimoni non si possono annullare, ma sarebbero stati già nulli sin dal principio per un difetto di forma. Ce ne sono tantissimi da verificare, se presenti, insieme a chi è competente in merito.
Detto questo, se è l’amore a guidare il nostro cuore, amore per Gesù e amore per il partner, allora credo che entrambi siano compatibili. Se si tratta di amore autentico (e non un surrogato!) penso che nulla potrà contrastarlo, perché “L’amore è forte come la morte” recita la Bibbia nel Cantico dei Cantici, e dunque deve provenire da Dio stesso. Questa è la nostra fede: Dio è amore!
Ciò non toglie che la gerarchia ecclesiastica rimane ancora adesso rigidamente attaccata ad una visione severa e intransigente ed il credente cristiano ha l’obbligo di lasciarsi guidare. Se si vuole fare di testa propria, escludendo la chiesa, si finisce per escludere nostro malgrado lo stesso Gesù Cristo, c’è poco da fare.
Io dico che la legge sulla indissolubilità del matrimonio sia giustissima
, però va applicata caso a caso con l’aiuto ed il discernimento fatto insieme ad una guida spirituale. La chiesa da le proprie indicazioni, ma è la coscienza che deve dare le direttive da seguire nelle nostre scelte. Una coscienza retta, però, cioè fondata su Gesù e sul suo Vangelo. Ecco perché raccomando vivamente di non fare da sé, ma lasciarsi accompagnare da una buona guida spirituale. Cercatela e la troverete, fosse anche in un altro paese o città vicini, ed insieme troverete la strada che lascerà libera e pulita la vostra coscienza pur vivendo il vostro amore. Se sarà necessario, rinunziate ai sacramenti, per rispetto verso la chiesa, ma non rinunziate a Gesù ed al vostro cammino di fede dentro la  chiesa che è la Comunità cristiana. È un grosso sacrificio? E sia. A volte essere cristiani autentici significa anche accollarsi dei sacrifici. Nessuno ha mai detto che seguire Gesù sia facile: è un cammino ricco di gioie e di soddisfazioni, ma è anche irto di pericoli e difficoltà dovute alla mentalità di questo mondo che a conti fatti rifiuta ogni tipo di fede.

Spero di essere stato chiaro e di esserti stato di aiuto. Se hai altre necessità per parlarmi e chiedere spiegazioni non esitare a scrivere.

Tanti auguri per la vostra vita.

Saverio

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Saverio Schirò
Amministratore del Sito. Appassionato di Spiritualità e Teologia

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