Aquile e polli

Durante una salita in montagna, un contadino trovò un uovo d’aquila abbandonato.  Lo portò a casa e lo mise nel nido di una chioccia.
Alcuni giorni dopo, l’uovo si schiuse insieme a quelle della covata e l’aquilotto crebbe insieme ai pulcini.
Per tutta la vita l’aquila che si credeva un pollo fece quello che facevano i polli del cortile:
aquila che si crede un pollofrugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimentro.

Trascorsero gli anni, e l’aquila divenne molto vecchia.
Un giorno vide sopra nel cielo sgombro di nubi uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d’aria, muovendo appena le robuste ali dorate.
La vecchia aquila alzò lo sguardo : “Chi è quello?” chiese stupita.
“E’ l’aquila, il re degli uccelli” rispose il suo vicino.
“Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli.”
L’aquila sospirò e subito si mise a beccare il terreno in cerca di vermi.
E così visse e morì come un pollo, perché pensava di essere tale.

Anthony De Mello, “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo.”

E tu sei un aquila o sei un pollo?
E sì, perché ci sono aquile che si sentono polli ma forse ci sono anche quelli che sono solo polli.

La maggior parte vivono una vita meccanica, omologata, come macchine, per lo più utilitarie o vecchi carrozzoni, e talvolta macchine eleganti, di lusso… Ma sempre macchine.
Una stanca quotidianità bloccata in convinzioni chiuse in una mente controllata. 
Esistenze sbiadite abbarbicate alla paura. Paura di volare alto, paura di cadere, paura del nuovo.
A forza di non rischiare, si finisce col rinunciare a vivere.
Chi vuole cambiare? Chi vuole mettersi in discussione?

Gesù non è stato rifiutato perché diceva cose buone, è stato rifiutato perché diceva cose nuove.

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