Annunciazione di Palermo

Quando entrai la prima volta nella Galleria regionale di Palazzo Abatellis, attraversavo le sale con le opere esposte soffermandomi di tanto in tanto davanti a un quadro, una scultura che mi colpivano particolarmente quando improvvisamente mi trovai davanti, come una apparizione, un pannello chiaro con appeso dietro ad un vetro: “l’Annunciata”.Conoscevo l’opera dai libri ma non sapevo che era là, nella mia stessa città. Era magnifica e rimasi a lungo a guardarla. Mi ipnotizzava.

AnnunciataMi sorprese innanzitutto la dimensione: era un quadretto minuscolo rispetto a come lo immaginavo (misura infatti appena 46 cm × 34,5 cm). Il manto, di un azzurro celestiale, incorniciava il bellissimo ovale della Madonna, colta nell’attimo in cui l’angelo le comunicava il lieto e straordinario evento: sarebbe diventata la madre del Signore. La figura emergeva dal buio opaco e nero tagliata da una luce trasversale che cade dall’alto. Davanti a lei, un leggio fine e semplice regge il sacro libro delle Scritture, perché secondo la teologia del ’400 (l’opera è stata probabilmente dipinta intorno al 1476 da Antonello da Messina, 1429–1479) l’Antico Testamento aveva già annunziato la sua venuta.

Sulle pagine del libro sacro si sono fatte innumerevoli interpretazioni. Sullo scritto si sarebbe riconosciuta una M iniziale che indicherebbe la lettura del Magnificat. Interpretazione suggestiva senz’altro, ma anacronistica, dal momento che secondo il Vangelo di Luca, questa bellissima preghiera Maria l’avrebbe recitata solo 3 mesi dopo, durante l’incontro con Elisabetta.

Molto più affascinante l’ipotesi interpretativa avanzata da Giovanni Taormina secondo cui le pagine del libro sarebbero sfogliate da una brezza di vento che rappresenta il soffio generante dello Spirito Santo che in ebraico si traduce ruach, che nel suo senso primario significa soffio, aria, vento, respiro.
Le mani della Vergine esprimono umile sorpresa, incredulità e pudore, infatti mentre la mano destra quasi si scarmisce da un onore così elevato, la sinistra inconsapevolemente chiude sul petto il manto, quasi indicando l’impossibilità dell’evento per via del suo stato verginale.

L’opera è universalmente attribuita ad Antonello da Messina, ma è una attribuzione tardiva (nel 1904) ed infatti, al confronto con le opere certamente realizzate dal pittore di Messina, l’Annunziata si differenzia in maniera evidentissima, nello stile, nella tecnica e soprattutto nei contenuti.
Cosa possiamo dire? Che sia davvero suo o di altri poco importa, anche perché in un quadro così, commissionato sicuramente per una collezione privata, l’artista ha potuto esprimere, al di là dei dettati della dottrina teologica, la propria visione della fede. Ed è per questo un documento eccezionale.
Maria qui non è ancora la “Madonna”, ma semplicemente una donna, bellissima e celestiale nelle vesti e nell’aspetto ma tuttavia senza alcun segno di divinità “ufficiale”: niente aureola, niente angeli svolazzanti o adoranti. Solo una donna che intenta a pregare nel silenzio e nel buio della propria esistenza, improvvisamente scopre, per una rivelazione tutta personale e tutta interiore, che in lei potrebbe compiersi una eccezionale opera divina. Lei, se vuole, deve solo dire sì.
E lo dirà nel silenzio senza testimoni: si faccia di me secondo la tua Parola!

L’opera si trova nel palazzo Abatellis a Palermo.

Saverio Schirò

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