(Anno A) XVII settimana del tempo ordinario

«VENDE TUTTI I SUOI AVERI E COMPRA QUEL CAMPO»
(1Re 3,5.7-12; Sal 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52)

            L’affermazione finale che sta a conclusione delle parabole sottintende un invito da parte di Gesù a diventare come “uno scriba, divenuto discepolo del Regno dei cieli”, il quale è ben edotto nelle cose di Dio. Egli sa che Dio ha parlato in diversissimi modi e in vari tempi per far giungere al suo popolo la sua parola di vita e di saggezza e quello che ha detto prima non preclude che Egli possa ancora tornare ad illuminare e guidare il suo popolo, in modo che cresca nella conoscenza di Lui e del suo mistero di salvezza, che culmina nella venuta in mezzo a noi del suo Figlio Unigenito. Questi è la sua Parola viva e vera, che ci conduce alla conoscenza del Padre e del suo Regno. Lo scriba intelligente sa mettere assieme cose antiche e cose nuove e tiene il suo cuore sempre aperto e pronto per accogliere la voce di Dio. Al contrario degli scribi e dei farisei che sono abitualmente sospettosi di fronte alla novità che viene portata da Gesù con il suo insegnamento su Dio e sul mistero del suo Regno in mezzo agli uomini, perché hanno un cuore indurito e rifiutano di essere ammaestrati da Dio che parla in Gesù. Questo atteggiamento di apertura e docilità di fronte a Dio è il segreto della vera sapienza, che vale molto più dell’oro e dell’argento e di ogni altra cosa che può attirare e soggiogare il desiderio dell’uomo.

Ben a ragione la Chiesa ci fa leggere nella prima lettura la bellissima pagina del libro dei Re, che ci narra del dialogo intenso ed intimo tra Dio ed il giovane re Salomone, al quale Dio propone di scegliere tra diversi doni che Egli è disposto a concedere al figlio di Davide. Dio è pronto a dargli qualunque cosa egli gli vuole chiedere. Salomone, si rivolge a Dio con cuore semplice e gli chiede il dono della sapienza, per poter governare bene il popolo, che Dio gli ha affidato. La sua richiesta piacque a Dio che elogiò il giovane re per non essersi lasciato incantare da una possibile lunga vita, o dalla ricchezza o dal trionfo sopra tutti i suoi nemici, ma di avere chiesto al contrario la sapienza, senza la quale tutte quelle altre cose, per quanto desiderabili, avrebbero potuto trasformarsi in un pericolo molto insidioso e pesante per la vita del re, non sapendo ben usare questi doni. Al contrario, con la sapienza ogni altro dono viene valorizzato ed orientato verso il bene comune e diventa un motivo di ricchezza, forza, pace e longevità per tutti. Così il Signore concede al re Salomone il discernimento, la preziosissima capacità di saper distinguere il bene dal male, quello che è opportuno da quello che non approda a nulla, quello che giova da quello che invece può condurre alla rovina, ed orientare le proprie scelte secondo il volere di Dio, che è sempre a nostro favore. Così Salomone si trovò ad avere un cuore saggio ed intelligente.

Il tema della scelta fondamentale che ogni uomo prima o poi è chiamato a compiere nella sua vita è il tema che sta sotteso alle tre parabole, brevissime, ma intensissime, che ci vengono proposte in questa domenica: la parabola del tesoro nascosto, quella della perla preziosa ed infine quella rete che viene gettata per la pesca. Le prime due parabole, pur nella loro diversità, sono molto simili tra di loro e ci presentano un contadino ed un mercante che si vengono a trovare di fronte ad una bellissima ed inattesa sorpresa. Il contadino, che viene presentato come un operaio che lavora a giornata, quindi coltivando un campo che non è suo, mentre si trova a zappare il campo s’imbatte in un tesoro di grande valore. A questo punto si fa bene i conti e comincia a trattare con il padrone per comprare il campo, in modo da venire in possesso di quel tesoro nascosto. Egli è pronto a giocarsi il tutto per il tutto, a vendere tutto quello che ha, pur di riuscire ad avere quel campo con il tesoro che esso contiene. E lo fa senza pentimenti. In maniera simile, il mercante, che per proprio mestiere compra e vende di tutto, per poterci guadagnare da vivere e vivere bene, ad un certo punto si viene a trovare di fronte ad un’offerta straordinariamente allettante, una pietra preziosa di valore inestimabile, quale fino ad ora non aveva mai incontrato. Solo che non ha la liquidità necessaria per poterla acquistare. A questo punto ecco che il mercante deve compiere una scelta: rischiare di vendere tutto per poter comprare quella perla che lo ha conquistato. E così fa. Vende tutto quello che possiede, ma diventa proprietario di questa perla di inestimabile bellezza e valore.

In queste due parabole il Regno di Dio viene presentato come la realtà più importante che un uomo possa trovare, per cui vale la pena rischiare il tutto per il tutto, pur di poterlo avere. In verità si nota benissimo come Gesù, nelle due parabole, sottolinea espressamente che sia il contadino sia il mercante hanno venduto tutto quello che avevano per entrare in possesso, il primo del campo e del tesoro in esso nascosto, il secondo della perla preziosa di inestimabile valore. L’altra sottolineatura molto interessante è l’atteggiamento dei due interessati, cioè la grande gioia che la scoperta del bene più grande mai immaginato provoca in ciascuno di essi. Il Regno di Dio è quindi qualcosa che dà gioia, che arricchisce in maniera inspiegabile la vita di una persona, della persona che lo trova, tanto che gli da l’audacia di vendere tutto, perché quello che ha trovato riempie il suo cuore e la sua intera vita al di sopra di ogni cosa. E valgono la pena le fatiche, il sudore, il mettere via tutto quello in cui prima si contava e rappresentava la propria sicurezza, perché il Regno dei cieli vale molto di più di qualsiasi altra cosa che possa affascinare il cuore dell’uomo. Esso è quel cento per uno che Gesù promette, seppure accompagnato dalle persecuzioni. Ma da questa scelta fondamentale e radicale dipende la riuscita piena e la felicità dell’uomo, di ogni uomo.

Il Regno dei cieli ci viene presentato sia nel suo aspetto di qualcosa che devi conquistare e per il quale ogni fatica è ben accettata, sia di qualcosa che ti accade, che ti viene dato come un dono ed un regalo inatteso, una realtà nella quale ti vieni a trovare. Questi differenti aspetti servono a mettere in luce la necessaria sinergia che ci deve essere tra Dio e l’uomo per realizzare pienamente la venuta di questo Regno e la sua attuazione, che rimane quasi nascosta ed invisibile. La terza parabola della rete che viene gettata in mare in attesa che si riempia di pesci ci parla del regno di Dio che viene offerto come opportunità ad ogni uomo senza distinzione alcuna. Come il pescatore non tira su la rete per esaminare di volta in volta che tipo di pesce ha pescato, ma fa la cernita solo quando la rete viene tirata sulla riva alla fine della pesca, così Dio non dona la gioia del suo incontro e della comunione con Lui solo ai buoni e ai santi, mala offre a tutti gli uomini, che la vogliono accogliere in cuore retto e sincero. Solo alla fine Dio verrà a giudicare l’uomo. Il tempo della sua esistenza su questa terra è sempre tempo di grazia e di conversione, in modo che nessuno possa sentirsi escluso in partenza dal Regno dei cieli, ma solo chi si esclude da se stesso, con il suo personale rifiuto di accogliere l’amore di Dio con tutte le sue esigenze.

Giuseppe Licciardi (P. Pino)

1 COMMENTO

  1. Riflettendo su questa liturgia della parola ci si può rendere facilmente conto di come molto spesso le nostre richieste nelle nostre preghiere sono molto lontane da quello che dovrebbero essere realmente; a volte ci affanniamo a pregare cercando di imporre la nostra di volontà e i nostri tempi quando invece nelle nostre preghiere dovremmo desiderare di dire-desiderare di pensare “sia fatta la tua volontà ossia pensaci tu, certi che Dio non ci abbandonerà,interverrà e compirà anche un miracolo dove occorre…”
    …la grazia più grande che possiamo chiedere a Dio è di concederci un “cuore libero….che possa ricercare con saggezza la volontà di Dio…a lode e gloria del suo nome”. Come Salomone, è la richiesta di un cuore docile, per discernere il bene dal male, ciò che dovremmo desiderare di chiedere…la sapienza è il valore fondamentale la “preziosissima capacità di saper distinguere il bene dal male” perché è proprio quando il male si traveste da bene, insinuandosi nella mente come un sibilo, che diventa davvero pericoloso!
    Dio al cui cospetto ci presentiamo nelle vicissitudini della vita, è lo stesso nostro misericordioso Dio che, come commenta anche Padre Pino nella sua meravigliosa riflessione, offre sempre su questa terra un tempo di grazia e di conversione, offre e dona la gioia del suo incontro e della comunione con Lui a tutti gli uomini che la vogliono accogliere in cuore retto e sincero”.

LASCIA UN COMMENTO

Per Favore scrivi il tuo commento
Per favore inserisci il tuo nome