(Anno C) XXXI domenica del tempo ordinario

«OGGI VOGLIO FERMARMI A CASA TUA»
(Sap 11,22-12,2; Sal 144; 2Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10)

La liturgia della Parola di questa domenica si apre con con l’inno meraviglioso, colmo di stupore e di commozione, che canta la misericordia di Dio, che chiude gli occhi dinanzi ai peccati degli uomini, non per indifferenza, ma per dare spazio al ravvedimento. A Dio preme la salvezza delle sue creature, perché ciascuna di esse è preziosa ai suoi occhi, ed Egli non vuole alcuna creatura si perda, perché ogni persona che si perde è una ferita profonda nel cuore di Dio. Lo scrittore sacro ci da una definizione folgorante di Dio, definendolo “Signore, amante della vita”. Per questo usa indulgenza e sta in attesa come un amante attende l’amata. Questo volto affascinante e incredibile di Dio lo troviamo oggi nella bellissima scena che avviene a Gerico, dove Gesù si trova a passare per l’ultima tappa verso Gerusalemme. In questo cammino Gesù ha un appuntamento straordinario con un uomo, Zaccheo, capo dei pubblicani, e quindi peccatore, un rinnegato dalla legge e dal popolo. Zaccheo non conosce Gesù, ma ne ha sentito parlare, tanto che a tutti costi lo vuole vedere. Così due grandi desideri s’incontrano, quello di Gesù, che conosce Zaccheo fin nel profondo del suo cuore, e quello di Zaccheo, che non conosce Gesù, ma che si sente misteriosamente attratto verso di Lui. Così da questi due desideri sboccia l’evento di una vita nuova che comincia a sgorgare con abbondanza e forza nel cuore di Zaccheo.

Gesù sta attraversando Gerico, una città antichissima, vicina a Giordano, situata nella depressione del Mar Morto, e che costituisce un’oasi in mezzo al deserto, luogo di sosta ricco di acqua e di palme sulla via carovaniera sempre molto frequentata. Gerico è anche l’ultima città che Giosuè conquista e rade al suolo prima di entrare nella terra promessa. Gesù è di passaggio, ma il suo passaggio non è inosservato, perchè c’è tutto un popolo che lo circonda e fa ressa attorno a Lui. Ma dopo uno sguardo sommario sulla folla, Luca porta la sua ttenzione su un uomo, ben conosciuto in quella città, ma per niente amato e desiderato, perchè era il capo dei pubblicani ed era ricco. Queste due sottolineature di Luca ci descrivono il personaggio per come lo percepisce la gente: egli è un uomo che lavora per i romani svolgendo una attività odiosa per il popolo, perchè è un esattore delle tasse, e per di più si è arricchito abusando della sua autorità e derubando sfacciatamente la gente. Per quest’uomo non c’è alcuna possibilità di salvezza. Ma per Dio c’è sempre una possibilità. Luca infatti ci rivela quello che la gente non può conoscere, perchè ormai ha giudicato quell’uomo; ci dice che quest’uomo ignobile e ladro “cercava di vedere chi era Gesù”. In pratica, nel cuore di Zaccheo la fiamma del desiderio di una vita diversa da quella che conduce non si era spenta. Il passaggio di Gesù la risveglia.

Tanti desiderano vedere Gesù, incontrarlo, ma non in tutti il desiderio è della stessa qualità e intensità. Di Erode ci narra il Vangelo che egli cercava di vedere Gesù, ma lo faceva per curiosità, per un tornaconto personale, perchè era ammaliato dal fatto che Gesù era operatore di prodigi, e quindi sperava di poter assistere a qualcosa di straordinario, per poterne poi parlare. A Erode non interessava Gesù, ma il suo “potere magico”. Per questo Gesù non lo degna di uno sguardo nè di una parola. Il desiderio di Zaccheo invece è rivolto verso Gesù, e lui non si arrende di fronte alla difficoltà per realizzarlo. La gente fa da muro, perchè tra l’altro Zaccheo è piccolo di statura e la gente non lo vuole fare passare avanti, anzi al contrario. Egli sente l’avversione della folla, ma non se ne cura, e trova il mezzo per mettere in atto il suo desiderio. A costo di perdere la faccia di fronte alla gente, compie dei gesti che una persona “rispettabile” non avrebbe mai fatto: si mette a corre per andare davanti alla folla, poi si arrampica su un sicomoro, in modo da avere una posizione che gli consente di vedere Gesù. Il suo cuore è pronto, ma egli non osa immaginare la sorpresa che Gesù gli ha preparato.

Quando Gesù raggiunge l’albero dove si trovava Zaccheo, improvvisamente si ferma ed alza lo sguardo verso l’alto, incontrando lo sguardo confuso di Zaccheo, e si rivolge direttamente a lui, chiamandolo per nome: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Zaccheo non se lo fa ripetere e scende “in fretta”. L’amore è paziente, ma quando il tempo è maturo, non sopporta la perdita di tempo e diventa impaziente, o meglio, rompe ogni indugio. Per questo non solo Gesù dice a Zaccheo di fare subito, perchè l’oggi di Dio è giunto, ma si invita direttamente a casa sua, come se fosse un caro amico che non si vede da moltissimo tempo. Sia lo sguardo di Gesù, privo assolutamente di giudizio e di malevolenza, anzi colmo di dolcezza e di intima gioia, sia il sentirsi chiamare per nome e le sue parole piene di affetto, sia infine il desiderio di fermarsi a casa sua, sono un fiume in piena di tenerezza e di misericordia che fa saltare la diga di peccato, di cattiveria e di durezza che si era costruita nel suo cuore. Zaccheo si sente un uomo libero. Libero dai giudizio della gente, libero dalla smania di accumulare ricchezze, libero dalla sua durezza di cuore, libero infine di poter finalmente seguire il desiderio profondo del suo cuore che anelava verso la gioia e la vita.

Mentre Zaccheo è pieno di gioia, la gente è scandalizzata e irritata nei confronti di Gesù, che accoglie un peccatore e addirittura entra nella sua casa, senza alcun timore di contaminarsi, come invece pensava la gente. L’incontro vero e profondo con Gesù ha cambiato totalmente la vita di Zaccheo. Da un momento all’altro si è trovato un altro uomo, gioioso, accogliente, pieno di generosità e di compassione verso i poveri, desideroso di camminare nella via della giustizia senza ripensamenti. Il suo non è un improvviso e fatuo fuoco di paglia, ma è la decisione libera, consapevole e matura di un uomo che finalmente ha intuito quale la sua vera chiamata: essere all’altezza del progetto che Dio aveva su di Lui. Da qui la sua felicità, fino’ora mai conosciuta. Ora che è disposto a dare tutto ha trovato il tutto della sua vita. A Gesù non resta che esprimere la sua intima gioia, dando voce a quello che stava accadendo: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza». Sì, la salvezza, perchè questa è la pienezza di vita che Gesù dona a quanti lo cercano e si accorgono che Egli si era mosso per primo per venire loro incontro. E, come scopre Zaccheo, Gesù non manca all’appuntamento, arrivando al momento giusto.

Giuseppe Licciardi (P. Pino)

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