(Anno C) XVI domenica del tempo ordinario

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«Tu ti affanni e ti agiti per molte cose»
(Gn 18,1-10; Sal 14; Col 1,24-28; Lc 10,38-42)

Non finisce mai di sorprendermi la nota, che ritorna continuamente nel Vangelo di Luca, che ci presenta Gesù in cammino proteso instancabilmente e senza ripensamenti verso la meta che lo attende. Ma nello stesso tempo, questo essere in cammino conferma l’idea di fondo che la sequela di Gesù è un cammino e che nessuno può mai pretendere di essere arrivato. Si rimane discepoli sino alla fine, ed in questo cammino Gesù continua ad istruirci e a formarci, così come ha fatto con i suoi primi discepoli. La scorsa domenica ci ha dato l’insegnamento basilare non solo della indissolubilità dei comandamenti dell’amore verso Dio e verso il prossimo, ma soprattutto del fatto che non si può raggiungere Dio senza passare attraverso la via obbligatoria dell’altro. La vita eterna si può ereditare unicamente attraverso la compassione verso l’altro a cui ci facciamo “prossimo”, facendoci carico della sua sofferenza, del suo disagio e della sua solitudine. Oggi il cammino con Gesù ci insegna un altro atteggiamento fondamentale del discepolo, che consiste nell’accoglienza integrale dell’altro, perchè Dio si lascia accogliere nel viandante che noi accogliamo di cuore. Abramo e le due sorelle Marta e Maria ci offrono degli esempi di straordinaria efficacia.

Nell’ora più calda e afosa della giornata Abramo vede passare davanti alla sua tenda, piantata nel querceto di Mamre, tre misteriosi viandanti. Con senso di grande ospitalità Egli li invita con insistenza a fermarsi presso la sua tenda, per rinfrescarsi, riposarsi e prendere un po’ di cibo, che egli stesso prepara con premurosa cura. Quindi si intrattiene con loro come con dei familiari, mettendoli completamente a loro agio. Abramo è il padrone di casa, ma non è solo. Con lui c’è pure Sara, sua moglie, che partecipa alla preparazione del pranzo, preparando per essi le focacce, ma che rimane nascosta e la cui presenza viene evocata dai viandanti che chiedono con gentilezza di lei e si congedano con la promessa che entro un anno Sara avrebbe avuto un figlio. Quel gesto di accoglienza, in cui il plurale, dovuto alla presenza dei tre viandanti, si alterna al singolare, che denota la presenza di Dio attraverso di essi, ha avuto la sua ricompensa. Il desiderio profondo di Abramo e di Sara, che ormai sembrava non avere più alcuna possibilità di realizzazione, finalmente si adempie.

Nel Vangelo, ad accogliere Gesù, stranamente sono due donne, ed è curioso che non venga nominato il loro fratello, Lazzaro, che secondo l’uso giudaico, è ritenuto il padrone di casa. La persona che ospita Gesù è individuata in Marta. É lei a fare gli onori di casa, insieme con la sorella, Maria, di cui ci viene detto che “sedeva” ai piedi di Gesù e lo ascoltava. Il testo è di una intimità e delicatezza straordinaria e, pur nella sua brevità, lascia immediatamente trasparire il clima di familiarità e di amicizia con cui viene accolto Gesù. Gesù si trova a suo agio in quella casa e gode pienamente del calore che lo avvolge, tanto è vero che Luca ci fa sapere che, pur essendo con i discepoli, Gesù va da solo nella casa amica di Betania. Marta non sa cosa fare prima per onorare l’ospite amico, e si capisce che tutto quel suo da farsi è segno del grande amore che nutre verso Gesù. Ma quando essa si lamenta con Gesù che viene lasciata sola dalla sorella nel disbrigo di tutti i preparativi per l’accoglienza, Gesù la rimprovera dolcemente, facendole notare come lei si agita e si preoccupa per molte cose, mentre Maria ha scelto “la parte migliore”.

La parola di Gesù, che pure deve essere letta nel suo contesto di insegnamenti che Egli intende dare ai suoi discepoli, per vivere al meglio il discepolato, lungo i secoli è stata letta e interpretata in maniera parziale e unilaterale, volendo leggere in Marta il simbolo della vita attiva e in Maria quello della vita contemplativa e dando alla seconda il primato. A voler essere onesti, però, Gesù non rifiuta affatto quello che Marta sta facendo, perchè si rende ben conto che è tutto dettato dall’amore per lui ed in ogni caso sappiamo bene che l’amare spinge inevitabilmente a fare qualcosa per piacere all’amato o per compiacerlo. Ma Gesù vuole semplicemente dare un insegnamento a Marta, ad anche a noi, di non lasciarsi travolgere dalle molte cose, per poi trascurare la più importante, che è la persona stessa che viene accolta. In più, c’è il rischio che, nel fare tante cose, rischiamo di far prevalere noi stessi, la nostra bravura, mettendoci in primo piano. Gesù è venuto per gioire dell’amicizia delle persone che vivono in quella casa, per stare con loro. Immaginate se, per preparare tante belle cose per lui, lo avessero lasciato solo in un angolo della casa!

Ecco perchè Gesù afferma che Maria ha scelto la parte migliore, perchè ha dedicato la sua persona totalmente a Lui, dando importanza anzitutto a Lui. I due atteggiamenti con cui viene descritta sono infatti proprio quelli del discepolo, ed è importante mettere in evidenza che, per gli ebrei, solo l’uomo poteva essere discepolo e seguire un maestro. Luca ci fa capire con la forza dei fatti che per Gesù tutti sono chiamati al discepolato, ed in tanti casi mostra come le donne si comportano spesso meglio degli uomini. Maria sta ai piedi Gesù. Ciò che conta è la sua persona, non le cose che si possono fare per lui . O meglio, le cose che facciamo per lui hanno valore nella misura in cui scaturiscono dall’ascolto della sua parola e dal desiderio vivo di seguirlo. In ciò consiste la vera e piena accoglienza. Maria ci offre l’esempio dell’obbedienza al primo ed originario atteggiamento che Dio esige da suo popolo che è quello di ascotarlo, e quindi di accogliere e mettere in pratica la sua parola. Prima viene Lui, poi le cose che si fanno per Lui. Lui è il valore necessario, tutte le altre cose sono solo valori relativi.
Giuseppe Licciardi (padre Pino)

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Padre Pino
Padre Pino
Don Giuseppe Licciardi, sacerdote della diocesi di Monreale innamorato di Cristo e della sua Parola.

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