(Anno B) Ascensione del Signore

«IL SIGNORE GESÚ FU ELEVATO IN CIELO»
(At 1,1-11; Ef 4,1-13; Mc 16,15-20)

            Il libro degli Atti degli Apostoli comincia con il racconto dell’ultimo incontro di Gesú con i suoi discepoli, prima di salire al Padre e sedere alla sua destra. Ma questa volta Egli non vi sale soltanto come Figlio di Dio, ma anche come figlio di Maria di Nazaret, cioé nella sua umanitá, resa partecipe della gloria divina, che rappresenta un richiamo ed un pegno della speranza offerta anche a noi. Gesú sta per sottrarre la sua presenza visibile alla vista  dei suoi discepoli, senza cessare peró di essere sempre con loro. Anzi ai discepoli viene affidato il grandioso compito di continuare la missione stessa di Gesú, di parlare ed operare nel suo nome e con la sua potenza. A ben pensarci, si tratta ancora una volta di un gesto che rivela l’incondizionata fiducia che Gesú ripone su di loro, pur davanti all’ennesima prova della loro incomprensione e stoltezza. Essi sognano ancora una possibile ricostituzione del Regno d’Israele, immaginandosi che con la sua risurrezione Gesú avrebbe potuto compiere questo velleitario sogno di grandezza umana. Con grande misericordia e saggezza, Gesú ignora la loro domanda e li mette di fronte alla enorme responsabilitá della missione che li attende e che sta per affidare a loro. Non ha senso andare dietro a vane illusioni, occorre tenere i piedi per terra e mettersi in cammino.

            L’Ascensione di Gesú al cielo segna l’inizio del cammino della Chiesa, formata dai discepoli, da questo gruppo cosí eterogeneo di persone di scarsa cultura, che non conta gran che nella societá, che non ha alcun potere o prestigio. Sono persone semplici, limitate, molto comuni. Eppure proprio a loro Gesú affida il compito di rappresentarlo e portare il  vangelo fino agli estremi confini della terra. Egli stesso si premura di metterli in condizione di realizzare la loro missione, promettendo il dono dello Spirito Santo, che li avrebbe riempiti di forza, rendendoli capaci di essere suoi testimoni davanti a tutti gli uomini, a cominciare dalla Galilea, luogo delle origini della predicazione di Gesú, fino ai confini della terra. L’evento dell’Ascensione, raccontato negli Atti, viene appena accennato nella conclusione del Vangelo di Marco, il quale si concentra maggiormente sulla missione affidata ai discepoli. Ed é sui dettagli di questa missione che noi ci soffermeremo con attenzione, perché questa missione non é per niente finita, ma continua ancora oggi ad impegnare la Chiesa di Cristo, che dopo due millenni sente ancora dolorosa e pressante l’urgenza di andare e rendere testimonianza.

            Non é tempo di stare a guardare in alto, quasi a voler trattenere la presenza visibile di Cristo. Egli non ci lascia soli, ma ci chiede di metterci in movimento, perché Egli si fará trovare lungo le strade del mondo, nelle creature a cui verrá annunciato il Vangelo. Ci sono due tipi di risposta possibili: credere al Vangelo e farsi battezzare, per entrare nella via della salvezza; oppure non credere e rifiutare il battesimo, assumendosi la responsabilitá di rifiutare la salvezza che viene offerta. Gesú invia i suoi discepoli in tutto il mondo, perché il suo desiderio piú ardente é offrire ad ogni uomo la possibilitá di salvarsi ed avere la pienezza della vita. L’annuncio del Vangelo é accompagnato da alcuni segni, che fanno capire  che la salvezza coinvolge tutta la persona, spirito, anima e corpo. I segni ci aiutano anche a discernere l’efficacia e l’autenticitá del messaggio, perché sono gli stessi segni che hanno accompagnato costantemente la predicazione di Gesú e dei suoi discepoli. Nello stesso tempo essi danno forza all’annuncio e aprono il cuore alla fede. Si capisce che oltre che in senso letterale, questi segni possono essere letti anche in senso metaforico e spirituale.

            Il primo segno viene dato dallo scacciare i demoni, che vogliono rendere gli uomini schiavi della violenza, dell’odio, della corruzione. Gesú ci ha detto che Satana é per sua scelta omicida fin dal principio, odia la vita e suggerisce agli uomini di non tenerla in conto, specie la vita nascente e in condizioni di precarietá e di sofferenza. Il Vangelo della vita ci invita ad accoglierla e rispettarla e onorarla come dono di Dio in ogni situazione, anche in quelle piú difficili da accettare. Il parlare lingue nuove comporta la capacitá di farsi vicino ad ogni uomo, di trovare il linguaggio adatto per annunciargli il Vangelo, il cercare nuove vie di comunicazione, di dialogo e di collaborazione, il superare gli stereotipi che rischiano di non essere piú capiti ed ascoltati. Lo Spirito insegna questo nuovo linguaggio che raggiunge il cuore dell’uomo, che anella alla veritá ed alla vita. Il prendere in mano i serpenti  indica che non possiamo avvicinarci agli altri come a dei nemici, ma con cuore di fratelli che accolgono e consolano. Ci rendiamo conto che spesso l’ambiente in cui viviamo é avvelenato da vanitá, indifferenza, relativismo, ateismo, insensibilitá, rifiuto dei valori. La parola del Vangelo rende innocui questi veleni e libera il cuore per accogliere la luce dell’amore e della veritá.

            Quante persone soffrono nel corpo, ma anche nella sfera emotiva e nello spirito. La vicinanza fraterna, la solidarietá, la comprensione, la capacitá di compassione ed il sorriso sono forme di guarigione che possiamo portare al mondo immerso nella sofferenza e nel senso di abbandono. Anche a noi oggi Gesú ripete: “Andate!” e a volte ce lo grida, per farci svegliare dal nostro torpore, dalla nostra stanchezza, dal senso di frustrazione che spesso accompagna la nostra attivitá ecclesiale, che rischia di crogiolarsi all’interno, senza avere piú l’audacia di uscire, di andare per i vicoli e per le periferie del mondo ad annunciare Cristo, speranza viva. Abbiamo bisogno di scuoterci dal sensodi impotenza e di inutilitá che puó assalire le nostre chiese, le nostre comunitá, i nostri gruppi. Gesú ci ripete di andare, di osare, di non andare contando i risultati per sentirci incoraggiati e gratificati, ma piuttosto di credere alla potenza della sua parola e della sua presenza. Ricordiamoci che le ultime frasi del Vangelo di Marco contengono un potente messaggio di forza e di gioia: “ Il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”. Questa era ed é l’esperienza dei discepoli e sará la nostra esperienza, se andiamo ed annunciamo.

Giuseppe Licciardi (Padre Pino)

 

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