Alla scoperta del mistero di Gesù

Coloro che hanno incontrato Gesù in quei giorni, hanno visto semplicemente un uomo come gli altri: servivano desiderio di Dio ed occhi speciali per riconoscere in Lui il Messia atteso da secoli. Oggi è la stessa cosa, Gesù attraversa la nostra vita ed occorre sempre quello sguardo speciale per riconoscerlo...

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Leggendo il Vangelo si rimane colpiti fin dall’inizio dal mistero della persona di Gesù: pur nella sua grande umanità, egli soddisfa le aspirazioni fondamentali di ogni uomo.

Vangelo Secondo Giovanni 1, 35-41
Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: “Che cercate?”. Gli risposero: “Rabbì (che significa maestro), dove abiti?”.

Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)”

Giovanni stava là con due dei suoi discepoli: Giovanni aveva tanti discepoli, ma solo due di essi sentivano l’esigenza di un “qualcosa” di più; solo due di essi perseveravano nella ricerca, gli altri forse si erano accontentati della predicazione del Battista, il loro desiderio era limitato e limitate erano le loro esigenze.
E fissando lo sguardo su Gesù che passava disse: “ecco l’agnello di Dio!”: la scena dove si svolge questo episodio è generica nel tempo e nel luogo. L’evangelista non fissa un luogo perché sa bene che questo evento, nel tempo della Chiesa, si ripete dovunque. Il testo non dice di Gesù né da dove venga, né dove vada e perché egli passi. Non è difficile intuire che egli non è di questo mondo e la sua missione non si esaurisce in un tempo o in un luogo preciso. Gesù passa, passa sempre, anche oggi, in attesa che qualcuno lo riconosca e annunci ai fratelli: “ecco l’Agnello di Dio!”.
Ma per riconoscerlo occorrono occhi speciali: il termine che l’Evangelista usa, “fissando lo sguardo”, in greco è reso con emblépō che indica un penetrare nell’intimo del cuore. Non si tratta di uno sguardo passivo, superficiale, indifferente, ma di un penetrare dentro un mistero, da cuore a cuore. Gli occhi umani, vedono solo un uomo, gli occhi del cuore riconoscono il figlio di Dio! Più avanti, quando a Gesù viene presentato Simone, prima di annunciargli che diventerà Pietro, il pescatore di uomini, Gesù stesso penetrerà dentro il suo cuore (emblépō) e lo riconoscerà come degno del compito che dovrà affidargli.

E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù: una testimonianza autentica e sentita diventa un motivo fortissimo per spronare altri a seguire Gesù. Giovanni Battista non è solo uno che parla, è una persona che “fa”: la vita vissuta, insieme alle parole pronunciate, diventano una testimonianza reale e credibile. I discepoli di Giovanni seguono Gesù perché vogliono di più ed il termine che usa l’evangelista, seguire (akoluothéō) indica già il “farsi discepolo” “andare dietro ad un maestro”. Non è solo curiosità, non è desiderio di occupare del tempo, è desiderio di infinito, desiderio di Dio.

Gesù allora si voltò… Che cercate?i discepoli desiderano seguire il maestro ma l’inizio del cammino è opera dell’iniziativa di Gesù che per primo rivolge loro la parola. Già il gesto del voltarsi, il suo sguardo verso di noi è un segno d’amore. Egli già ci conosce e adesso si interessa di noi. Ma le sue parole, le prime che egli pronuncia nel vangelo di Giovanni sono una domanda, la prima e fondamentale che è rivolta ad ogni uomo che intende seguire Gesù: Che cercate?
È una domanda che stimola una risposta, che invita il discepolo a chiarire a se stesso che cosa si cerca realmente nella vita, su quale è il fondamento della nostra vita.
Con questa domanda andiamo dentro il pozzo che abbiamo dentro. La nostra vita è una continua tensione alla ricerca di ciò che ci occorre per soddisfarla. Quali sono i valori essenziali per la mia vita? Tra questi, la fede, Gesù Cristo che posto hanno? È una questione di desiderio, di ricerca  di ciò che per noi è essenziale.
Posso vivere senza di Lui? Se ci rendiamo conto che non possiamo vivere senza di Lui dobbiamo vedere in ciò il segnale di come vivere con Lui.
Se invece non lo comprendo è meglio lasciare perdere.

Rabbì, dove abiti? Venite e vedrete: il discepolo non desidera avere una conoscenza intellettuale con qualcosa, ma desidera entrare nella vita di qualcuno. Abitare e abito hanno la stessa radice, andare nella dimora del Signore include entrare dentro di Lui, nei suoi abiti, rivestirsi di Cristo dirà poi san Paolo. Ed io, dentro la mia dimora chi voglio farci abitare? Quando lo so inizio a vivere; finché non abbiamo deciso chi fare abitare nella nostra profondità, noi non viviamo. Quando lo abbiamo capito dobbiamo fare  per forza quello che sentiamo: la fede non si esaurisce nell’adeguare i nostri gesti ad una legge, fede è vivere la propria vita, facendo vivere Gesù Cristo che è dentro di me. Ecco perché Gesù, semplicemente invita i discepoli a seguirlo: solo rimanendo insieme a Lui possiamo farne esperienza e solo l’esperienza ci fa davvero incontrare con Dio.

Erano le quattro di pomeriggio
: Colui che scrive questa notizia si ricorda perfettamente del giorno e dell’ora di quell’evento anche se sono passati almeno settant’anni!Perché? Ognuno di noi si ricorda i momenti più forti che ci capitano perché si rimane segnati: ci ricordiamo se e quando abbiamo fatto esperienza di Gesù Cristo? Se e quando lo abbiamo incontrato?Quando mi incontro con lui è come se mi mancasse il respiro, perché non si può contenere, perché è enorme. Quando facciamo l’esperienza di Cristo ci si sente come toccati, attratti. È un grande mistero. Quando ci troviamo di fronte a qualcosa di misterioso entriamo in uno stato di tremore fisico. Lo stesso vale quando si ha la consapevolezza di avere incontrato Gesù Cristo. Finché non proviamo l’esperienza fisica non possiamo dire niente di lui.Il momento dell’incontro con lui non può dimenticarsi. Questo incontro cambia, trasfigura necessariamente la mia vita. Quando San Francesco fece questa esperienza dolce ma terribile disse: “che cosa ho da fare se non entrare in rapporto con lui?”. L’esperienza più intima di San Francesco dopo l’incontro col mistero si esprime con quel famoso mantra: “chi sono io? E chi sei tu?”Non diventiamo cristiani se prima non guardiamo le nostre “viscere”, cogliendo ciò che c’è nel profondo del nostro mistero. Ognuno di noi diventa veramente se stesso quando scopre la verità che porta in sé, e questa esperienza di incontro ci fa diventare uomini.

“Abbiamo trovato il Messia: 
Il cristianesimo non è lo sforzo di ricercare Dio, ma è l’opposto, è Lui che viene incontro, “e la Parola si è fatta carne”. Lui ci raggiunge quando si fa l’esperienza.
La fede deve essere vissuta come appartenenza  a Lui, non è imitazione di Lui, Fede diventa quindi un guardare le cose e le persone non con gli occhi di Gesù ma con Gesù negli occhi. Il Signore ci rende unici e ci chiede che assolviamo ad un unico compito: essere noi stessi. La sequela di Cristo dunque è camminare con lui ma farlo con i nostri piedi. E camminando insieme a Lui diventiamo testimoni per gli altri e siamo noi stessi a realizzare questo compito magnifico ed entusiasmante indicando a tutti con la nostra vita: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo”.

Saverio Schirò

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Saverio Schirò
Amministratore del Sito. Appassionato di Spiritualità e Teologia

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